Accadeva ieri: quando si pensava che iPhone fosse un AppleBerry

Otto anni fa gli analisti l'hanno sparata grossa: pensavano che iPhone sarebbe stato un telefono nato da uno sforzo congiunto di Apple e BlackBerry. Il finale lo conoscete tutti.
Accadeva ieri: quando si pensava che iPhone fosse un AppleBerry
Otto anni fa gli analisti l'hanno sparata grossa: pensavano che iPhone sarebbe stato un telefono nato da uno sforzo congiunto di Apple e BlackBerry. Il finale lo conoscete tutti.

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Molti anni fa, quando Melablog aveva appena un anno di vita e i Mac era considerati una rarità eccentrica, gli analisti lanciavano i loro vaticini esattamente come oggi. Solo che, mentre nel 2014 i tormentoni sono iWatch, l’iPhone 6 con display maggiorato e magari l’iMac Retina, otto anni fa -esattamente nello stesso giorno- si vociferava dell’arrivo di un iPhone progettato in tandem da Apple e BlackBerry.

Al tempo, scrivevamo:

I rumor riguardanti un iPhone non vi bastano? Niente paura, adesso arrivano quelli riguardanti un AppleBerry! Secondo l’analista Peter Misek, infatti, Apple e Rim potrebbero allearsi per la creazione di un BlackBerry con funzioni multimediali.

Il vero punto di incontro tra Apple e Rim, che le rende aziende affini, è il pieno controllo di entrambe le società sia sul lato hardware che su quello software. Tra gli scenari possibili si prevede un BlackBerry sul quale poter ascoltare la musica scaricata su iTunes e fruire del’email Push.

Allora, l’indiscrezione non sembrò completamente infondata; dopotutto, Apple non aveva praticamente alcuna esperienza nel settore della telefonia mobile, tant’è che ha dovuto conquistarsi nel tempo un portfolio di proprietà intellettuali adeguato investendo massicciamente in Ricerca & Sviluppo. E questo spiega per quale ragione le cause di violazione di brevetto siano aumentate così tanto negli ultimi tempi, in particolar modo nel settore mobile. E il pensiero corre subito a Samsung.

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Apple costituiva un competitor emergente che nessuno si aspettava, come pure Google. Ma soprattutto, nessuno aveva intuito la portata dei cambiamenti in arrivo. La prima reazione di Motorola, Nokia, Palm, Microsoft e BlackBerry (al tempo nota come RIM) fu di una totale e completa incredulità, mista a stupore e un senso di terrore lontano.

Alcune carte, emerse anni dopo l’arrivo dell’iPhone originale, rivelano che per gli ingegneri RIM un telefono simile non si poteva semplicemente creare. Un dispositivo dotato d’un display così ampio, d’un touchscreen così reattivo, e di un’interfaccia tanto elegante, capace di restare acceso per una giornata intera, non era l’ennesima novità di Apple: era un incubo fantascientifico.


“L’iPhone,” raccontava nel 2010 un ex-dipendente RIM, “non poteva fare ciò che [Apple] aveva dimostrato, non senza un processore mostruosamente affamato di energia. Doveva necessariamente avere una durata della batteria terribile.” Poi, quando iniziò la commercializzazione e ne disassemblarono uno, gli prese quasi un colpo: si erano accorti che “l’intero telefono consisteva di una batteria e di una minuscola scheda logica attaccata sopra.”

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Gran parte della magia, insomma, derivava dal software e dall’ingegno, e dalla capacità di usare in modo innovativo quel che la tecnologia offre. Ci vollero diversi anni e un team di appena un centinaio di ingegneri ed esperti, per trasformare il cosiddetto Purple Project in un prodotto finito. E quando fu lanciato, non esistevano neppure flat dati degne di questo nome; i costi erano elevati, e addirittura in UK c’era un numero massimo di pagine Web visitabili ogni giorno.

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Chi scrive ha avuto la fortuna di possedere un iPhone di prima generazione, importato dagli USA e sbloccato con un’infinità di estenuanti procedure (mica come oggi, che premi il pulsante Unlock/Jailbreak e sei a posto; al tempo, ci voleva tanto coraggio, un po’ di fortuna, parecchi software diversi e molte conoscenze tecniche). Maneggiare un iPhone in Italia nel 2007 faceva un po’ strano, era quasi come giocherellare con un manufatto alieno. E una cosa possiamo giurarvela: è stato chiaro fin dal primo istante che qualunque modello di punta di Nokia, Sony, Ericsson e compagnia non valeva neppure un decimo dell’esperienza utente con iPhone. E la storia, alla fine, ha dato ragione ad Apple.

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iPhone prima generazione

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