AirTag trasformato in uno strumento di sorveglianza dall'agenzia antidroga statunitense

La DEA, agenzia federale antidroga statunitense, ha utilizzato un AirTag di Apple come strumento di sorveglianza. È la prima volta.
AirTag trasformato in uno strumento di sorveglianza dall'agenzia antidroga statunitense
La DEA, agenzia federale antidroga statunitense, ha utilizzato un AirTag di Apple come strumento di sorveglianza. È la prima volta.

AirTag, il piccolo localizzatore Bluetooth di Apple, è incredibilmente utile. Forse più di quel che pensi. È infatti emerso che nel 2022, il tracker è stato utilizzato dalla DEA (Drug Enforcement Agency) per seguire operazioni sospette legate allo spaccio di sostanze stupefacenti.

AirTag: così piccolo, così utile, così versatile

A maggio dello scorso anno sono stati intercettati da alcuni agenti di frontiera due pacchi provenienti dalla Cina (Shanghai). Il contenuto? Una pressa per pillole (ovvero una macchina per comprimere le polveri e trasformarle in pillole) e alcuni coloranti. La sopracitata DEA, l’agenzia federale antidroga statunitense, è stata chiamata in causa perché si sospettava fossero prodotti indirizzati ad un produttore di stupefacenti.

Ebbene, proprio la Drug Enforcement Agency, ha scelto in quell’occasione di muoversi in modo diversi dal solito, di optare per una soluzione mai adoperata prima. Ha deciso di inserire un AirTag all’interno della pressa per seguirne i movimenti.

airtag

Perché proprio AirTag?

L’operazione è stata confermata dal mandato di perquisizione ottenuto da Forbes. Si tratta dunque del primo caso noto di un’agenzia federale che ha trasformato il tracker di Apple in una tecnologia di sorveglianza. C’è però una domanda che sorge spontanea: perché la DEA ha scelto un AirTag e non uno dei “tradizionali” dispositivi GPS di cui la polizia è in possesso?

L’agenzia antidrogra non ha fornito una motivazione. Nel mandato si legge semplicemente che “le precise informazioni sulla posizione fornite consentiranno agli investigatori di ottenere prove su dove tali individui immagazzinano droghe e/o proventi della droga, dove ottengono le sostanze e dove le distribuiscono“.

Ha provato invece a sciogliere il dubbio un detective dell’Arizona recentemente andato in pensione. Secondo Brady Wilkins, la DEA potrebbe aver deciso di testare l’AirTag dopo i continui guasti dei dispositivi GPS attualmente in uso presso le forze dell’ordine, che “a volte funzionano, a volte no”. Gli AirTag, inoltre, sono dispositivi più piccoli, leggeri e con una connettività più affidabile rispetto ad altri device.

Uso improprio?

Il tracker di Apple, però, alla fine potrebbe non essere così utile come spera la polizia. Dopo i numerosi casi di stalking, infatti, l’azienda di Cupertino ha rilasciato un aggiornamento che – in sintesi – avvisa gli utenti iPhone quando un dispositivo di tracciamento sconosciuto viene rilevato nelle immediate vicinanze. Inoltre, l’AirTag emette un segnale acustico quando, dopo un lungo periodo di tempo, è stato lontano dal legittimo proprietario.

Né la DEA né Apple hanno commentato la notizia, ma una cosa è certa: l’uso dell’AirTag fatto dall’agenzia antidroga non è assolutamente previsto dal colosso di Cupertino.

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