Ancora un brevetto Apple sul riconoscimento biometrico

Un nuovo brevetto rivela gli sforzi di Cupertino per portare il riconoscimento facciale su OS X e forse anche su iOS. In abbinamento con un OS multi-utente, infatti, rappresenterebbe il classico uovo di Colombo.
Ancora un brevetto Apple sul riconoscimento biometrico
Un nuovo brevetto rivela gli sforzi di Cupertino per portare il riconoscimento facciale su OS X e forse anche su iOS. In abbinamento con un OS multi-utente, infatti, rappresenterebbe il classico uovo di Colombo.


Non si fermano gli sforzi di Cupertino nel campo del riconoscimento facciale. Dopo il brevetto dello scorso dicembre sulle tecnologie 3D di riconoscimento biomentrico delle forme e volti, ora ne arriva un altro che consente di creare modelli 3D a partire da dati bidimensionali.

Gli sforzi in quest’area sono iniziati in tempi abbastanza recenti, nel 2010, in seguito all’acquisizione di Polar Rose da parte di Apple. Il brevetto in questione, intitolato semplicemente “3D Object Recognition” consentirebbe di superare uno dei problemi più grossi tipici delle attuali tecnologie di riconoscimento dei volti, ovvero il rumore apportato dalle variazioni di luminosità, look e posizione dei soggetti su cui viene effettuata la scansione. Avvalendosi di punti di riferimento spaziali stabiliti in base alle caratteristiche del volto, invece, è possibile costruire una struttura geometrica tridimensionale che superi questo tipo di errori e consenta un’accuratezza di tutto rispetto. Per esempio, sarebbe impossibile ingannare il sistema con una fotografia posta a debita distanza come avviene su Android.

È da tempo che si vocifera d’un sistema di riconoscimento automatico degli utenti su iOS, ma è probabile che Apple voglia prima essere sicura della bontà della tecnologia, soprattutto in virtù del fatto che di mezzo c’è la sicurezza. Ecco perché un’implementazione iniziale su OS X potrebbe avere più senso: i computer tendono a essere posizionati sempre nello stesso punto, il che riduce la possibilità che variazioni di luce o di sfondo compromettano l’affidabilità della feature.

D’altro canto, e come si dice di solito, su iOS la cosa cascherebbe come il cacio sui maccheroni. Un meccanismo di login simile, infatti, renderebbe incredibilmente più snella la condivisione domestica dell’iPad, soprattutto se abbinata ad una release dell’OS mobile con la mela che supportasse la multi-utenza. Il che, a quanto si legge ultimamente, non somiglia affatto ad un’irrealizzabile chimera.

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