In questi giorni negli USA è in corso una Class Action avviata nel 2012 contro Apple per le politiche di protezione dei contenuti adottate su iTunes Store e nell’ecosistema iPod; la speranza dei consumatori è di riuscire a provare che c’è stata una violazione sistematica delle leggi antitrust. Intanto, però, durante il dibattimento è stata acclarata una verità che lascia interdetti: Apple cancellava scientemente dagli iPod degli utenti le canzoni scaricate dai siti concorrenti. Lo rivela il Wall Street Journal.
Lo ha raccontato uno dei querelanti, Patrick Coughlin, durante la propria deposizione. Ogni volta che scaricava tracce audio dai competitor di iTunes e poi cercava di riprodurle o sincronizzarle, l’iPod restituiva un vago messaggio d’errore che suggeriva di ripristinare il dispositivo, rimuovendo così di fatto ogni traccia non Apple.
Il responsabile della sicurezza di Cupertino, Augustin Farrugia, ha difeso strenuamente le scelte fatte; Apple, ha spiegato, non aveva intenzione di “confondere l’utente” fornendogli troppe informazioni. Inoltre, la cancellazione coatta dei brani costituiva a suo dire un modo per proteggere l’utente da malware e contenuti malevoli. Mistero sul perché una canzone comprata su Amazon -per dire- dovrebbe contenere un virus, ma tant’è.
A riprova di questo comportamento poco trasparente, sono state depositate diversi documenti, tra cui delle mail di Steve Jobs e una sua deposizione filmata in cui si evince la volontà di schiacciare RealNetworks; la società si era infatti macchiata della creazione di un software chiamato Harmony e capace di trasferire sull’iPod pezzi musicali acquistati presso i negozi online delle case discografiche, eludendo così i lucchetti digitali della mela.
Apple, in altre parole, è accusata di aver costruito un monopolio sull’inibizione dell’interoperabilità con altri dispositivi e servizi. Le accuse che volano sono pesanti, e in ballo ci sono milioni di iPod, milioni di utenti e soprattutto milioni di dollari di risarcimento. A prescindere da come andrà, sembra chiaro sin d’ora che la sentenza avrà un sapore storico.