Apple: i costi nascosti del vostro iPad, iPod, iPhone

Apple: i costi nascosti del vostro iPad, iPod, iPhone


La storia di Apple non può che mettere in luce le ormai indubbie doti dirigenziali di Steve Jobs: l’uomo che è riuscito nell’impresa di trasformare un’azienda sull’orlo del fallimento in un colosso dell’IT. Oltre alla capacità puramente manageriale vi è un’indubbia abilità nel saper utilizzare efficacemente il marketing. Gli studenti di questa disciplina sognano di poter lavorare in Apple proprio perché a Cupertino si sa, sono tremendamente esperti in mercatologia.

Una delle campagne comunicative più riuscite è stata quella relativa all’ecologia: dimostrare al mondo come i prodotti Apple siano più verdi dei concorrenti e quindi più rispettosi dell’ambiente. Ormai da più di un anno non c’è presentazione di prodotto che non sia corredata di slide ecologica o dell’apposito Rapporto ambientale. In realtà lo sforzo di Apple in tal senso è stato forte e comunque lodevole. Non c’è nulla di male se sono riusciti a superare i propri concorrenti anche su questo fronte trasformandolo in valore per il brand.

Essere quotati in borsa ai livelli di Apple è ovviamente una gran fortuna per gli investitori ma ad un prezzo. Il prezzo in questo caso è un ciclo di vita dei prodotti estremamente ridotto rispetto ai concorrenti. Questo impone, come giustamente sosteneva un mio professore, che l’azienda sia “condannata a innovare”. I dispositivi concorrenti (HTC, Samsung, LG, RIM e via discorrendo) hanno un ciclo di vita molto più lungo: vuoi per la disponibilità di aggiornamenti, vuoi per il fatto che prevedono sempre un margine di aggiornabilità (batteria rimovibile, scheda di memoria sostituibile, software aggiornabile).

Discarica di iPod Classic

Soprattutto, i concorrenti non sfornano dispositivi nuovi con la stessa velocità di Apple. Credo di non svelare alcun mistero quando dico che gli utenti Apple sono quelli che più soffrono questo tipo di strategia. Spesso mi capita di incontrare gente che si lamenta per aver acquistato il proprio MacBook un mese prima del lancio del nuovo modello, oppure possessori di iPhone 3G completamente tagliati fuori (condannati a non poter cambiare nemmeno lo sfondo). Non è un mistero che Apple utilizzi una serie di velati (e non) espedienti per spingere la sua clientela ad un aggiornamento hardware repentino.

A tutto questo va aggiunto un ultimo aspetto negativo: la linea di prodotto è articolata in modo che il nuovo dispositivo rimpiazzi sempre e completamente il precedente. Possedere un iPhone 3GS è sentito quasi come possedere un pezzo d’antiquariato soprattutto a causa di quel tipo di marketing. Quel marketing che ti esalta quando possiedi l’ultimo modello e ti avvilisce quando ne vien fuori uno nuovo. Un marketing che loda e pubblicizza sempre e solo l’ultimo arrivato. All’improvviso cominci a pensare che in fondo “hai sempre desiderato una fotocamera sul tuo iPod Touch”, che “con il Retina Display è davvero tutta un’altra storia” o che “l’iPad 1 è troppo pesante da portare in giro”.

Probabilmente è ora che si cominci a riflettere su quali siano le implicazioni ecologiche di questo modello di business oltre alle ripercussioni sulla clientela, perché diciamoci la verità il cliente quadratico medio Apple compra iPhone 4 quasi certamente se possiede un iPhone 3G e ci pensa se possiede un iPhone 3GS. Idem per iPad. Con una clientela così caratterizzata è facile capire il perché di certe stringenti scelte che Apple intraprende quando commercializza un nuovo dispositivo. I suoi prodotti diventano maturi nell’arco di 3-4 generazioni, quelli dei concorrenti in molto meno.

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