Apple in Giamaica, ecco come fa la mela a celare i suoi segreti

Se vi stavate domandando come fa Apple a mantenere il segreto sui suoi nuovi prodotti , eccovi accontentati. La chiave di tutto è la Giamaica.
Apple in Giamaica, ecco come fa la mela a celare i suoi segreti
Se vi stavate domandando come fa Apple a mantenere il segreto sui suoi nuovi prodotti , eccovi accontentati. La chiave di tutto è la Giamaica.

Se vi stavate domandando come fa Apple a mantenere il segreto sui suoi nuovi prodotti (di cui, inevitabilmente, sappiamo sempre tutto prima del lancio ufficiale), eccovi accontentati. La chiave di tutto è la Giamaica.

[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/194052/apple-in-arrivo-un-nuovo-dispositivo-wireless-misterioso”]Apple ha depositato presso la FCC, l’equivalente USA della nostra Authtority per le telecomunicazioni, la domanda per un nuovo “Dispositivo Wireless” dotato di NFC e Bluetooth. Ed è mistero.[/related]

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La ricerca dei brevetti è spesso uno dei modi spicci con cui si riesce a indovinare l’arrivo di un nuovo prodotto o servizio della mela; quando fu scovata la domanda di registrazione di un dispositivo chiamato “Apple Watch,” per esempio, fu subito lampante a tutti di cosa si trattasse, e lo stesso accadde con gli auricolari AirPod; meno ovvio invece l’ultimo e misterioso gingillo wireless appena depositato.

E così, per arginare la curiosità degli utenti sui propri progetti top-secret, Apple mette in atto alcune strategie legali ma piuttosto oscure. Una di queste consiste nel registrare i propri marchi in paesi come la Giamaica, che -a differenza della prassi europea o statunitense- non pubblica online le domande di registrazione. Per effettuare una ricerca nei loro archivi, dunque, sarebbe necessario volare fisicamente a Kingston, il che rende un filo meno pratica la ricerca. È un metodo che Cupertino ha messo in atto più di ogni altra società, e che le dovrebbe garantirle almeno 6 mesi di inviolabilità.

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E come ulteriore protezione, Apple fa fare tutto a una società di facciata, così che il suo nome non compaia mai nelle carte. Il fatto è che questo meccanismo è molto costoso e non sempre efficace, e ciò spiega per quale ragione non è molto diffuso al di fuori di Cupertino:

“Questa tecnica non viene applicata in modo pervasivo; è un approccio piuttosto oscuro alla materia,” spiega Madhani di Alt Legal. “Di solito viene utilizzato da società dalle generose risorse legali […] e tutto dipende dalla loro volontà di spendere somme ingenti per proteggere qualcosa per sei mesi.”

Dopo tale lasso di tempo, è necessario procedere alla registrazione del marchio anche negli USA, e a quel punto si rischia che diventi di dominio pubblico; intanto, però, mezzo anno è già passato.

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