Apple Music, tra limitazioni e investigazioni Antitrust

Apple Music parte già male. Mentre l'Antitrust solleva qualche dubbio, si scoprono le prime limitazioni; e i competitor ridono sotto i baffi.
Apple Music, tra limitazioni e investigazioni Antitrust
Apple Music parte già male. Mentre l'Antitrust solleva qualche dubbio, si scoprono le prime limitazioni; e i competitor ridono sotto i baffi.

A distanza di due giorni da WWDC 2015, si scopre che Apple Music è tutt’altro che perfetto. E mentre Spotify sostanzialmente dice di fregarsene delle novità (ma intanto promette tagli sui prezzi dei suoi abbonamenti), Apple torna sotto il microscopio dell’Antitrust.

[related layout=”big” permalink=”https://www.melablog.it/post/181231/wwdc-2015-le-app-e-i-servizi-che-apple-ha-ucciso”]Al WWDC 2015, Apple ha annunciato delle novità che rendono obsoleti alcuni servizi e app che usiamo quotidianamente. Ecco le vittime del progresso.[/related]

I Limiti

Iniziamo con la brutta notizia, che poi non lo è. Almeno a livello teorico, Apple Music parte già in svantaggio rispetto ai competitor: il bitrate di ogni canzone, cioè la sua qualità complessiva, arriverà al massimo a 256kbps. Tutti gli altri servizi del mercato -compresa la stessa Beats!- arrivano spesso a 320kbps. D’altro canto, ben pochi utenti saranno in grado di avvertire la differenza, e il formato AAC di Apple a 256kbps in media fornisce risultati complessivamente migliori di un MP3 a 320kbps. In questo modo, però, si riducono in modo drastico i tempi di caricamento da rete mobile. Tutto sommato non ci sembra un limite, ma una feature.

E comunque, Apple consentirà la riproduzione offline, il che dovrebbe aiutare non poco.

L’interesse dell’Antitrust

Il New York Times racconta che Apple avrebbe fatto pressioni sulle etichette per convincerle ad abbandonare il modello ad-supported (retto da pubblicità, ma gratuito per gli utenti) su piattaforme come Spotify o YouTube.

E così, ora l’Antitrust statunitense ha aperto un fascicolo per vederci chiaro. Vogliono capire se “Apple ha fatto pressioni sulle Major o se le etichette hanno cospirato con Apple per far sparire dal mercato il popolare modello freemium.” Il tutto, mentre anche la UE si dice “preoccupata” per il nuovo servizio di streaming. Come dire, non tira proprio una bella aria a Cupertino.

La reazione della Concorrenza

[img src=”https://media.melablog.it/5/5c8/spotify_applemusic.png” alt=”spotify_applemusic” align=”center” size=”large” id=”181294″]

Alla notizia dell’annuncio di Apple Music, il CEO di Spotify si è limitato a cinguettare un beffardo “Ah, ok” come dire: non ci fate paura. Rdio ha invece scritto un’intera missiva digitale, con tanto i caratteri stile Apple nel 1981, in cui le dà il benvenuto.

[tweet content=”

“]

Pandora è convinta di poter restare leader del mercato, anche perché esiste da ben 15 anni, e oramai i suoi algoritmi sono ben rodati. Il CFO di Rhapsody, infine, ha dichiarato che Apple Music è “incredibilmente simile” a tutto quello che già conosciamo. Insomma, non sarebbe questa gran rivoluzione. Intanto, però, Spotify ha promesso un drastico taglio ai prezzi degli abbonamenti; allo stato attuale, infatti, Apple Music consente di condividere un abbonamento musicale tra 6 persone per 15$ (2,5$ a cranio) mentre Spotify, per la stessa cifra, offre solo due abbonamenti e il 50% di sconto per ogni membro successivo. Una risposta curiosa, per qualcuno a cui non importa nulla della mela.

Ti consigliamo anche

Link copiato negli appunti