Da Intel a Apple Silicon: storia del successo dei chip made in Cupertino

Con il chip M1 Apple non ha cambiato solo la sua di storia, ma la strada non è stata sempre in discesa, anzi.
Da Intel a Apple Silicon: storia del successo dei chip made in Cupertino
Con il chip M1 Apple non ha cambiato solo la sua di storia, ma la strada non è stata sempre in discesa, anzi.

L’introduzione dei chip “M” di Apple ha certamente cambiato il corso della storia dell’azienda, ma ha contribuito anche ad una sorta di rivoluzione dell’intero mercato. Gli altri produttori di chip, infatti, si sono ritrovati a dover rincorrere un “nuovo” rivale e a dover modificare i propri piani. Ma come è arrivato a questo punto il colosso di Cupertino?

Il chip M1 – nel 2020 – ha mischiato le carte in tavola e ha subito mostrato le potenzialità e la versatilità della soluzione made-in-California. Una piattaforma scalare, in grado di adattarsi tanto a macchine più economiche (la versioni entry level del Mac Mini, ad esempio) quanto a campioni di performance, come il Mac Studio presentato a marzo. E non bisogna poi dimenticare il successo riscosso tra gli sviluppatori, che non hanno mostrato alcun tentennamento nel seguire la nuova strada tracciata da Apple.

Apple Silicon, le parole dell’SVP Johny Srouji

A tal proposito, è interessante l’intervista rilasciata da Johny Srouji al The Wall Street Journal. Il Senior Vice President delle tecnologie hardware di Apple (visto nella maggior parte dei recenti eventi dell’azienda) ha svelato qualche retroscena.

Secondo Srouji, la svolta c’è stata nel 2017, quando Apple ha deciso di porre fine alla sua partnership con Intel. L’azienda ha quindi messo su un team di 45 persone (oggi sono diverse migliaia) con l’obiettivo di realizzare un prodotto migliore.

Johny-Srouji-Apple-Lab

Sappiamo poi come è andata a finire: Apple è riuscita a produrre chip proprietari ed è oggi un’azienda leader in questo settore. La strada però non è stata tutta in discesa: Srouji ha raccontato di preoccupazioni circa possibili fallimenti, poi c’è stato il COVID e quindi l’obbligo di lavorare a distanza. Infine, le revisioni dell’ultimo minuto, con tutte le conseguenze del caso sul processo produttivo.

In poco tempo i chip della linea “M” si sono affermati sul mercato, con prestazioni da urlo in ogni ambito. Oggi siamo fermi alla prima generazione (con le sue varianti Max, Pro e Ultra), ma Apple sta – ovviamente – lavorando a quella successiva. Novità, si dice in giro, potrebbero esserci già a giugno, alla WWDC 22.

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