Apple Watch, 5 buone ragioni per cui non vale la pena comprarlo subito

Se cercate qualche scusa valida per evitare l'acquisto di Apple Watch e risparmiare 350€, vi facciamo contenti: ve ne diamo ben cinque.
Apple Watch, 5 buone ragioni per cui non vale la pena comprarlo subito
Se cercate qualche scusa valida per evitare l'acquisto di Apple Watch e risparmiare 350€, vi facciamo contenti: ve ne diamo ben cinque.


Pur con qualche riserva, Apple Watch piace a giornalisti high-tech ed esperti di moda, e le prime impressioni di chi ha potuto metterci le mani sopra sono state per lo più positive. Sono state decantante la velocità dell’OS, la vividezza dei colori del display e il design, adatto un po’ a tutti i contesti (anche se sembra strizzare l’occhio particolarmente a un pubblico maschile). Qualcosa però non ci convince, e la Redazione è spaccata: c’è chi sa già di non poterne fare a meno e chi, invece, rimanda almeno alla seconda generazione. E visto che chi scrive appartiene al secondo gruppo, vi spiego il mio personalissimo (e opinabilissimo) punto di vista.

Estetica

Apple Watch sarebbe stato meglio rotondo?

O piace o non piace, c’è poco da fare. Non è una questione tecnica né spiegabile in termini scientifici, o universali, il che significa pure che probabilmente molti di voi non concorderanno. Fatto sta che il primo impatto estetico, durante il Live di Melablog, è stato negativo; ho tentato di dargli tempo, nella speranza che risultasse più gradevole dopo essermici abituato, ma niente da fare. Di solito, con i prodotti Apple è facile auto-convincersi che non si può viverci senza, ma stavolta il meccanismo non è entrato in funzione. Il prodotto mi sembra goffo, troppo massiccio e molto poco elegante. Fosse stato sottile la metà, avrebbe fatto un figurone, ma così com’è è sgraziato perfino nel materiale di marketing di Cupertino, figuriamoci addosso.

Problemi di privacy

Secondo la stima di alcuni gioiellieri l’Apple Watch Edition in oro a 18 carati potrebbe avere un prezzo intorno ai 1200 dollari.

Ora che avremo tutti questi sensori perennemente al polso, c’è il rischio che i malintenzionati entrino in possesso di una slavina di di dati biometrici personali; se ci fosse anche solo una falla nel sistema, le foto pruriginose delle celebrità in confronto sembrerebbero uno scherzetto da ragazzi al College. Negli USA, qualcuno ipotizza già scenari in cui le compagnie assicurative praticano sconti a chi persegue -e dimostra di perseguire- uno stile di vita sano. Ma ci sono molte altre questioni che riguardano la tutela della privacy, tant’è che proprio in queste ore l’Attorney General del Connecticut General George ha inviato una lettera a Tim Cook chiedendo lumi sulle modalità con cui Apple Watch raccoglie le informazioni, dove le conserva, e con quali politiche le divulga. Non vorremmo fare le Cassandre, ma le premesse per uno scandalo ci sono tutte.

In attesa della seconda generazione

Se la prima generazione di iPad era spessa e poco performante, la seconda costituiva un autentico gioiellino della tecnologia; iPad 2 era sottile e leggero, potente e molto più versatile. Il primo iPhone appariva molto tozzo se lo confrontiamo alle generazioni successive, e anche Apple Watch non sarà probabilmente da meno. Tra l’altro si sa già che i modelli futuri saranno dotati di un maggior numero di sensori, senza contare che le prime generazioni risultano talvolta particolarmente inclini a guasti e malfunzionamenti. Insomma, se non si ha stretta necessità del gadget, meglio attendere tempi migliori.

Apple Watch: sensori aggiuntivi nelle versioni future

Certificazione IP67 e dipendenza da iPhone

Acquistando un Apple Watch a gennaio, si porta a casa un congegno che non può funzionare da solo poiché non ha la predisposizione per la SIM; per inviare messaggi, controllare il meteo, fornire indicazioni sulle mappe e per le dettatura del testo ha sempre bisogno del vostro smartphone; e non uno qualunque: funziona esclusivamente con determinati modelli e comunque non con Android. Un po’ poco per un gingillo che può arrivare a costare 1.000€. E poi, non è neppure certificato IP67 o IP68, il che significa che non può accompagnarvi in piscina o al mare: prima di un bagno va riposto con cura.

È solo un accessorio

In ultima istanza, abbiamo paragonato Apple Watch ai widget di OS X: dunque un gingillo capace di portare a termine un numero enorme di compiti semplici, con l’unico limite dettato della fantasia degli sviluppatori; parliamo di cose come il controllo di Apple TV, l’autoscatto sul telefono, la lettura della posta o la navigazione turn by turn (senza zoom e altri ammennicoli, ma fatta solo di grosse frecce agli snodi del percorso: dai, come si fa a seguire una mappa su uno schermo tanto piccolo?). Ma si tratta pur sempre di un accessorio e non di una necessità. Non c’è molto che possa fare e che l’iPhone non faccia già; diciamo quindi che è uno sfizio tecnologico, da togliersi se così si desidera e se le finanze lo consentono. Le killer application arriveranno senz’altro in un futuro prossimo, per la semplice ragione che l’ecosistema di Apple è florido e trabocca di talento. Ma a questo giro preferisco passare. Magari con la prossima generazione, ne riparliamo.

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