Là dove neanche Apple era mai arrivata, a un valore di 700 miliardi di dollari. È il market cap raggiunto nella giornata di oggi dalle azioni della società di Cupertino a Wall Street, in grado di superare la soglia multimiliardaria con una valutazione di oltre 119 dollari per singolo titolo.
Una somma impressionante, alimentata probabilmente dal vento delle vendite di iPhone 6: basti pensare che si tratta più del Prodotto Interno Lordo di una nazione come la Svezia, patria di società importanti come Ikea, Volvo, Ericsson, e altre ancora. La seconda società di maggior valore, ExxonMobil, si trova indietro di un abisso a 400 miliardi di dollari.
Qualcuno, però, è in grado di vedere segni di sventura anche in un record del genere, paragonando il valore di Apple alla bolla del 1999 che vite Nokia arrivare a un market cap di 250 miliardi di dollari: era il tempo dei primi telefoni in grado di offrire funzionalità che sarebbero poi diventate proprie degli smartphone, campo in cui naturalmente anche Apple opera.
A pochi mesi da allora, Nokia affrontò un tracollo verticale: la risposta ai dubbi sta nel rapporto prezzo-utili, pari per Apple a 19 a fronte di un valore di 70 per Nokia a suo tempo. Di cosa stiamo parlando? Ci aiuta Wikipedia:
Il rapporto prezzo/utili è il rapporto fra il prezzo corrente di un’azione al momento del calcolo dell’indicatore e l’utile atteso per ogni azione.
Un valore pari a 13-15 è ritenuto normale (il prezzo pari a 15 volte l’utile atteso); se è superiore indica di norma un titolo sopravvalutato (lo è certamente intorno a 27-30).
Per far sì che Apple sia nella stessa situazione da bolla di Nokia del 1999, la società americana dovrebbe avere un market cap al di là dei 2000 miliardi.
Via | Bgr.com
Grafico | Ycharts.com