Apple pagherà 450 milioni di dollari per terminare la causa sugli eBook

La vicenda del cartello degli eBook Apple trova un nuovo capitolo: l'azienda di Cupertino ha deciso di patteggiare, aspettando il l'appello.
Apple pagherà 450 milioni di dollari per terminare la causa sugli eBook
La vicenda del cartello degli eBook Apple trova un nuovo capitolo: l'azienda di Cupertino ha deciso di patteggiare, aspettando il l'appello.

Aggiornamento del 16 luglio 2014, a cura di Alexandre Albore alias Ruthven

Apple avrebbe deciso di patteggiare, nella lunga causa che la vede implicata con l’accusa di fare cartello per fissare -a suo vantaggio- il prezzo degli eBook. Apple pagherà quindi 450 milioni di dollari (circa 333 milioni di euro) per terminare la vicenda che la tiene occupata in tribunale già da vari anni. La cirfra del patteggiamento sarebbe stata raggiunta in accordo con gli avvocati che difendono la class action.

Ricordiamo che Apple è stata ritenuta colpevole di aver stretto accordi sottobanco con gli editori durante l’era Steve Jobs, a scapito della concorrenza. Durante lo sviluppo dell’iPad, Apple avrebbe contattato gli editori per stringere accordi sulle licenze dei libri elettronici che poi sarebbero sfociati nell’iBookstore. Parte dell’accordo era di riservare agli editori il 30% di commissione su ogni transazione, ma soprattutto l’impegno da parte loro di non offrire a terzi dei prezzi inferiori rispetto a quelli praticati per Apple.

Un primo accordo era stato raggiungo nel mese di giugno 2014, fra Apple e i 33 stati degli USA coinvolti nella causa: Cupertino aveva allora evitato un altro giudizio sulle spese e i danni che sarebbe sicuramente durato altri anni. I termini di questo primo accordo non erano stati rivelati un mese fa, poiché mancava l’approvazione del giudice, ma adesso si sa che sono stati patteggiati 450 milioni di dollari, di cui 400 milioni sono destinati agli utenti che hanno intentato la class action.

Il patteggiamento è ovviamente subordinato a quanto avverrà per l’Cartello sugli eBook: arriva l’appello di Appleappello presentato da Apple nel mese di febbraio scorso presso la Corte d’Appello di New York. Secondo l’accusa, il processo d’appello potrebbe dare una seconda volta torto ad Apple: l’avvocato Steve W. Berman, a capo della squadra che difende la class action, ha infatti dichiarato che:

Abbiamo ovviamente studiato la sentenza del 2013 del giudice Cote nel dettaglio e crediamo che la Seconda Corte d’Appello sarà d’accordo nel concludere che Apple ha violato le leggi federali dell’antitrust.

Nel caso il processo d’appello si terminasse a favore di Apple, capovolgendo del tutto la sentenza di primo grado, Cupertino non dovrebbe versare un dollaro. Nel caso contrario, l’accordo appena stretto con l’accusa concluderebbe la faccenda con un conto molto meno salato rispetto agli Cartello sugli eBook: il conto per Apple potrebbe avvicinarsi al miliardo840 milioni di dollari inizialmente chiesti a Cupertino.

Leggi: Prezzi degli eBook, Apple rimarrà sotto controllo dell’Antitrust

Nel frattempo, Apple rimane sotto stretta sorveglianza da parte di Michael Bromwich, il controllore dell’antitrust che monitora le attività di Apple nel campo del commercio degli eBook. Assieme ad Apple, erano finite sotto accusa cinque grandi case editrici, che hanno però patteggiato già tempo fa per 166 milioni di dollari.

Via | Reuters

Cartello sugli eBook: arriva l’appello di Apple

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Aggiornamento del 26 febbraio 2014, a cura di Rosario.

Apple ha presentato il proprio appello a New York, all’interno del procedimento legale riguardante la violazione delle leggi antitrust sul prezzo dei libri elettronici. Secondo l’azienda di Cupertino, la propria colpevolezza stabilirebbe una “divergenza radicale” dalle regolamentazioni moderni nei confronti della concorrenza, oltre a “congelare la competizione e danneggiare i consumatori”.

La richiesta, inviata al Second U.S. Circuit Court of Appeals, chiede naturalmente alla corte di ribaltare la sentenza a favore di Apple, o far ripartire da zero il processo di fronte a un nuovo giudice. Denise Cote è invece il nome del giudice che ha dato la sentenza contraria alle tesi di Apple, stabilendo la responsabilità della società guidata da Tim Cook nella modifica concordata dei prezzi degli eBook nel 2010.

Nell’appello, così come negli ultimi anni, Apple ha sostenuto di aver dato alla competizione una forte spinta, in quello che era precedentemente un mercato altamente concentrato. Rivendicherebbe quindi anche di aver fatto in modo da abbassare i prezzi, accelerando l’innovazione.

Una richiesta aggiuntiva di Apple nel proprio appello riguarda la possibilità di continuare a lavorare senza i limiti decisi dal giudice Cote, in attesa che la nuova sentenza venga emessa dal tribunale d’appello. Ricordiamo che, come descritto più in basso, il conto per Apple in questa vicenda potrebbe anche arrivare a toccare il miliardo di dollari.

Via | Yahoo.com

Cartello sugli eBook: il conto per Apple potrebbe avvicinarsi al miliardo

Aggiornamento del 4 febbraio 2014, a cura di Rosario.

Alla fine il totale sborsato da Apple per il famoso caso del cartello sui prezzi degli eBook potrebbe avvicinarsi al miliardo di dollari: ne parla Bloomberg, secondo cui 840 milioni sarebbero relativi alle richieste di risarcimento da parte delle autorità e dei consumatori. Il triplo rispetto alla richiesta iniziale di 280 milioni, giustificato secondo il parere dell’accusa dagli sviluppi che la stessa vicenda ha avuto nel corso dei mesi.

Gli avvocati coinvolti nella causa sarebbero infatti convinti della fondatezza delle loro richieste, considerando le violazioni delle leggi americane sull’antitrust e il fatto che la responsabilità di Apple sia stata ormai definitivamente provata in occasione del processo che ha stabilito la colpevolezza ella società di Cupertino.

Contattata dal sito sopra citato, Kristin Huguet di Apple ha rifiutato di commentare la nuova notizia sul caso, che ricordiamo affonda le sue radici nell’aprile 2012: all’epoca, Apple e cinque diversi editori furono denunciati dalle autorità americane, con l’accusa di essersi accordati per il prezzo dei libri elettronici venduti tramite iPad. Il procedimento legale ha visto via via gli stessi editori trovare accordi di vario tipo con l’accusa, lasciando Apple sola nel faccia a faccia nell’aula di tribunale.

Il capitolo finale dell’intera vicenda potrebbe dunque presentare ad Apple un conto salato, in grado di avvicinarsi al miliardo di dollari: una somma che Tim Cook e i suoi, probabilmente, non avrebbero mai immaginato. Per fortuna nelle casse dell’azienda il denaro sonante non manca.

Via | Bgr.com

Cartello sugli eBook: 3$ ai clienti per ogni libro venduto su iBookstore

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Aggiornamento del 2 settembre 2013, a cura di Giacomo Martiradonna.

Nella spinosa vicenda che vede fronteggiarsi Apple col Dipartimento di Giustizia statunitense riguardo il cartello sul prezzo degli eBook, la mela è stata giudicata colpevole. Dal canto suo Cupertino insiste sulla propria innocenza, ma in attesa che il giudice d’appello riprenda in mano il caso, le cose stanno come stanno. E infatti, i cinque editori coinvolti nelle indagini hanno già deciso di raggiungere un accordo extra-giudiziale sia nelle cause mosse dal dicastero, sia nelle class action dei cittadini.

Mentre Hachette, HarperCollins e Simon & Schuster hanno già ricevuto il nulla osta a procedere con l’accordo, Macmillan e Penguin versano tuttora nella fase di approvazione, comunque in via di risoluzione. Tutti coloro i quali hanno acquistato tomi digitali da questi editori stanno ricevendo una mail che li informa delle novità in corso e di come far rispettare i propri diritti. La proposta formulata di cinque consiste in un fondo di 162,25 milioni di dollari in totale da redistribuire ai clienti che hanno comprato eBook sull’iBookstore tra il 1 aprile 2010, giorno del lancio ufficiale, e il 21 maggio 2012.

La cifra esatta per ogni rimborso non è nota, poiché dipende direttamente dal numero di clienti che si vorrà far ricadere nell’iniziativa; le stime più attendibili, tuttavia, suggeriscono qualcosa come 3 dollari per ogni eBook comparso sulla lista bestseller del New York Times, e 73 centesimi per ogni tomo non-bestseller:

La quantità di credito dipende da quanti libri hai acquistato, e se rientrano nell’iniziativa. Ci saranno due livelli di pagamento, basati sulle categorie degli eBook. Sebbene la cifra esatta da corrispondere per ogni eBook in ogni categoria non sia stata ancora decisa, le migliori stime di pagamento per ogni libro acquistato, basate sul piano di fondi combinati proposto in fase di dibattimento, sono così articolate:

  • Bestseller comparsi sul New York Times: 3,06$ per eBook. Questa categoria include tutti i titoli comparsi come bestseller sulla testata in qualunque momento, a prescindere da quando sono stati effettivamente acquistati.
  • Non-bestseller: 0,73$ per eBook. Tali eBook includono qualunque titolo escluso dai bestseller del New York Times.

Anche i rimborsi non seguiranno necessariamente un solo percorso; i clienti Amazon, ad esempio, riceveranno un credito in modo del tutto automatico e trasparente. Gli utenti Apple, Barnes & Noble e Kobo, invece, dovranno attivare il coupon o chiedere esplicitamente un assegno.

Certo, tutto dipenderà anche dalla piega che prenderà il dibattimento durante il processo d’appello. Per ora, però, il futuro appare tutt’altro che roseo; in qualità di artefice del cosiddetto Modello Agenzia, quello che ha portato all’aumento artificioso dei prezzi per i consumatori finali, Apple rappresenta il nemico numero uno per il Dipartimento di Giustizia, e per questo potrebbe arrivare a sborsare qualcosa come 500 milioni di dollari tra danni e multe. Senza contare il detrimento d’immagine, che avrebbe ripercussioni incalcolabili. Insomma, prepariamoci ad un autunno di fuoco, almeno su questo versante.

Cartello sugli eBook: il giudice nega intrusioni improprie nel business di Apple

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Aggiornamento del 28 agosto 2013, a cura di Giacomo Martiradonna.

In seguito alla pubblicazione degli atti della sentenza relativi alla faccenda del cartello sul prezzo degli eBook contestato ad Apple dal Dipartimento di Giustizia USA, una nuova bomba è stata sganciata su Cupertino. Il dicastero a stelle e strisce, infatti, ha aggiornato la propria denuncia contro la mela accusandola di aver creato gli Acquisti In-App “col preciso intento di vendicarsi condotta competitiva adottata da Amazon” e per “rendere più complicata per i clienti Apple la comparazione diretta dei prezzi sui vari negozi online.”

E in effetti, se ricordate, quando nel 2011 Apple introdusse gli abbonamenti su App Store, istituì anche una regola che impediva agli sviluppatori di includere nelle proprie app collegamenti a store esterni che eludessero gli Acquisti In-App (e dunque, che evitassero di versare l’obolo alla mela.) E la prova del dolo è semplice: non tutti i beni venduti sull’App Store debbono corrispondere il 30% dei profitti sulle vendite, come ad esempio l’app Zappos (vendono scarpe), ma anche -per esempio- l’app di eBay o quelle dei mediatori immobiliari. E ci mancherebbe pure che pretendessero la percentuale sulla casa venduta.

La reazione di Apple è stata tempestiva e severa; le nuove condizioni dettate dal Dipartimento di Giustizia sono state considerate “un’intrusione draconiana e punitiva nel business di Apple” con l’esplicito intento di favorire Amazon e fornirle un vantaggio competitivo. Al che, il giudice Denise Cote -la donna che ha sentenziato la colpevolezza di Apple nel caso- ha affermato in una nota di non aver alcuna intenzione di “immischiarsi impropriamente nel business di Apple;” la prossima settimana, ha aggiunto, formulerà una serie di provvedimenti per aggiustare il tiro. Intanto, però, i legali di Cupertino annunciano battaglia, e il ricorso è praticamente cosa fatta.

Sentenza eBook, le reazioni di Apple e degli editori

[img src=”https://media.melablog.it/9/97e/doj-vs-apple1-620×350.jpg” alt=”eBook” height=”350″ title=”doj-vs-apple” class=”alignleft size-thumb_620x350 wp-image-72003″]
Aggiornamento del 9 agosto 2013 a cura di Alexandre Albore alias Ruthven

Non si sono fatte aspettare le reazioni alla sentenza del Dipartimento di Giustizia americano (DoJ) sul cartello che Apple aveva fatto con alcuni editori per controllare il prezzo di vendita degli eBook. Nelle ore successive alla sentenza, Apple aveva trasmesso alla Corte una memoria nella quale ribadisce il suo punto di vista, che è ovviamente in forte contrasto da quanto deciso dal tribunale. Il documento di ben 31 pagine difende con forza la posizione di Apple e le ragioni dietro alle scelte fatte in accordo con gli editori; ne riportiamo di seguito l’introduzione, che riassume bene la tesi di Cupertino:

L’ingiunzione proposta dalla parte querelante è un’intrusione draconiana e punitiva negli affari di Apple, selvaggiamente sproporzionata rispetto a qualsiasi violazione o danno potenziale. Il querelante propone la cancellazione di accordi con un’ingiunzione senza precedenti come mezzo per rinforzare il potere del Governo per controllare gli affari di Apple, oltre a potenzialmente colpire le relazioni di lavoro di Apple con migliaia di partner nei diversi mercati. La proposta sproporzionata dei querelanti vorrebbe stabilire un nuovo vago regime restrittivo -applicabile solo ad Apple- con un controllo intrusivo della durata di dieci anni, andando ben oltre i limiti legali del caso, facendo danno alla concorrenza e agli utenti, e violando i principi basici di un processo giusto ed equanime. I costi risultanti di questa sentenza sarebbero enormi, e non solo in termini di dollari, ma anche di un’opportunità persa per il mercato americano e per i consumatori.

A fare eco all’indignazione di Apple, sono gli editori, che anche si oppongono alla pena decisa del DoJ. Secondo loro, la decisione della Corte colpisce gli editori nella misura in cui impedisce loro di stabilire nuovi accordi con Apple usando il “modello agenzia” su iBooks, mentre Apple rimarrebbe comunque libera di stabilire prezzi sugli eBook, tenendo sotto controllo la concorrenza. MacMillan e Penguin insistono sostenendo che prezzi gonfiati e pratiche anti-competitive erano all’ordine del giorno anche su Amazon, considerata parte lesa in questo processo.

La sentenza del DoJ forza Apple a rinunciare agli accordi che aveva con gli editori implicati nel caso e a rinunciare ad accordi simili in futuro, dato che un tale controllo del prezzo degli eBook è considerato illegale e contro le regole della concorrenza e del mercato.

Cartello sugli eBook: la sentenza del Dipartimento di Giustizia

Aggiornamento di sabato 3 agosto 2013 a cura di Alexandre Albore alias Ruthven

Il Dipartimento di Giustizia USA ha pubblicato la sentenza del processo che vedeva implicata Apple, accusata di fare cartello con gli editori di eBook per controllarne i prezzi di vendita. In questa sentenza, Apple è stata giudicata colpevole e dovrà quindi applicare quanto deciso dalla Corte.

Il Dipartimento di Giustizia, che ha trovato un accordo con tutti gli altri editori implicati nell’inchiesta, ha voluto essenzialmente evitare che una tale situazione si ripetesse e vuole difendere le regole della concorrenza sul mercato:

Secondo quanto dettato dal Dipartimento, la condotta illegale di Apple terminerà ed ad Apple e ai suoi dirigenti sarà proibito in futuro cospirare per manipolare le regole della concorrenza.

Apple sarà quindi obbligata ad interrompere immediatamente tutti gli accordi sottobanco che aveva con i cinque editori implicati e non potrà firmare per i prossimi 5 anni nuovi contratti di distribuzione degli eBook, per evitare che cambi la sua politica di prezzi come conseguenza della sentenza. Inoltre, i contratti per la distribuzione di musica, film, show televisivi o giochi non potranno essere tali da forzare le altre aziende del settore ad aumentare i prezzi.

Un’altra richiesta, fra quelle che avranno maggiormente conseguenze per l’ecosistema Apple, è quella che prevede che Apple permetta ad Amazon ed altri rivenditori come Barnes & Noble di inserire i link ai loro eBook Store direttamente all’interno delle app per iOS nei prossimi 2 anni. Secondo il Dipartimento di Giustizia, questo “permetterebbe agli utenti che comprano e leggono libri dai loro iPad e iPhone di comparare i prezzi di Apple con quelli della concorrenza”.

Una commissione esterna sarà nominata per verificare che Apple applichi le regole dell’antitrust, in modo tale che ogni eventuale attività anti concorrenziale che possa recare danno agli utenti venga bloccata in tempo.

La sentenza del governo americano è dura, contro Apple e l’ecosistema che Steve Jobs aveva voluto per il suo iPad, però vuole difendere l’equilibrio del mercato degli eBook bloccando ogni attività anti concorrenziale. Chi voleva che Apple pagasse 500 milioni di dollari di multa per danni è rimasto deluso, ma la preoccupazione del Dipartimento di Giustizia mira a difendere le regole di mercato, piuttosto che punire le grandi compagnie che questo mercato hanno contribuito a creare. In ogni modo, altre fonti annunciano che una causa contro Apple per danni sarà avvitata presto: la partita non è di certo conclusa oggi.

Cartello sugli eBook: Apple potrebbe pagare fino a 500 milioni di dollari

Aggiornamento del 26 luglio 2013 a cura di Alexandre Albore alias Ruthven

La sentenza sul caso legato al cartello nel mercato eBook potrebbe costare decisamente cara ad Apple: lo ha stimato GigaOM, analizzando le multe pagate dagli altri editori condannati per aver preso parte alla strategia destinata a ristabilire i prezzi dei libri elettronici.

Secondo quanto valutato dal suddetto sito, Apple dovrà probabilmente pagare più di tutti gli altri editori coinvolti, a causa del suo ruolo chiave nella realizzazione del cartello, e la sua ferma posizione di rifiuto di ammettere le proprie colpe. Secondo un avvocato della Hagens Berman, uno degli studi coinvolti nel caso, Apple potrebbe arrivare a dover sborsare circa 490 milioni di dollari.

La stima, come potete vedere qui sotto, tiene conto come dicevamo delle multe finora pagate dagli editori condannati per lo stesso caso, senza tenere conto le altre cifre versate a titolo di risarcimento nel tirarsi fuori dal procedimento legale.

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Via | Bgr.com

Cartello sugli eBook: Apple potrebbe pagare fino a 500 milioni di dollari

Aggiornamento del 10 luglio 2013 – A cura di Alexandre Albore alias Ruthven.
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Arriva la sentenza sulla causa che vede Apple accusata di aver fatto cartello sul sistema di prezzi degli eBook, per fissarne il prezzo a proprio vantaggio, d’accordo con gli editori. A pagarne il prezzo è Amazon, che si è vista costretta in una posizione sfavorevole con il suo Kindle, nel faccia a faccio con l’iPad.

Malgrado l’aspra difesa degli avvocati di Apple, il Dipartimento di Giustizia americano ha reputato che Apple sia colpevole di aver stretto accordi sottobanco con gli editori durante l’era Steve Jobs, a scapito della concorrenza. Secondo la sentenza, durante lo sviluppo dell’iPad, Apple contattò gli editori per mettere su una libreria virtuale e stringere accordi sulle licenze dei libri elettronici. La libreria virtuale sarebbe diventata poi l’iBookstore. La proposta fatta da Apple inizialmente prevedeva per gli editori il 30% di commissioni su ogni transazione, l’eliminazione del periodo di “windowing” e soprattutto l’impegno a non proporre a terzi prezzi inferiori rispetto a quelli praticati ad Apple.

Il giudice Denise Cote della Corte di Manhattan ha reputato che vi sia stata una trattativa su queste condizioni, con un tira e molla fra gli editori e Apple, ma che alla fine un accordo sia stato raggiunto.

Orin Snyder, uno dei legali di Apple, ha rifiutato in blocco la sentenza, affermando che “Apple non ha cospirato con nessun editore per far salire i prezzi e non può essere ritenuta colpevole per una decisione che gli editori hanno assunto in seguito alle condizioni del mercato“. Secondo Snyder, gli editori avrebbero fissato di loro volontà e senza nessuna pressione i prezzi degli eBook. Allo stato attuale, Apple non ha rilasciato nessun commento ufficiale.

Riconosciuta colpevole di violare le leggi antitrust, Apple si vedrà probabilmente obbligata a rinunciare agli accordi con le case editrici. Il Dipartimento di Giustizia non cercherà probabilmente alcun risarcimento economico, usando invece il riconoscimento di violazione delle leggi antitrust per emettere un’ingiunzione che imponga alla società di non adottare più condotte simili a quelle per le quali è accusata. Implicate nella sentenza sono anche cinque case editrici: Harper Collins, Hatchett, Macmillan, Penguin e Simon & Schuster che hanno “cospirato” con l’ex-CEO Steve Jobs e il senior vice president of Internet Software and Services Eddy Cue per controllare e finalmente alzare i prezzi degli eBook di alcuni dollari, mentre erano allora venduti da Amazon a 9,99$.

Cartello sugli eBook: per Eddy Cue, Steve Jobs era confuso nello scrivere l’email

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Aggiornamento di Rosario – martedì 18 giugno 2013

Nel processo in corso sulle accuse di cartello con gli editori ai danni di Apple, è toccato a Eddy Cue testimoniare. Il senior vice president of software and services di Apple è stato interpellato a proposito dell’ormai famosa email di Steve Jobs, portata dal Dipartimento di Giustizia americano come prova della volontà del fondatore dell’azienda di Cupertino di allearsi con gli editori contro Amazon.

Come abbiamo già visto, gli avvocati di Apple hanno presentato la tesi secondo cui l’email mostrata dal DOJ è in realtà solo una bozza, modificata successivamente e più innocua nella sua versione finale. Il parere di Cue aggiunto in tribunale è che in realtà Jobs fosse confuso sull’argomento, per il quale avrebbe riscritto lo stesso messaggio addirittura 4 volte, prima di inviarlo. Lo stesso Cue si è detto sicuro al 100% di questo, in quanto egli stesso aveva già chiarito con Jobs all’epoca quale fosse il piano da seguire.

La tesi del DOJ è che l’ultimo documento valido nella serie di draft sia proprio quello che inchioderebbe Jobs, a causa della data in timestamp più recente rispetto a tutti gli altri. Un altro punto criticato da Cue, secondo il quale tale parametro da solo non sarebbe in grado di dire quale sia effettivamente l’ultima email scritta da Jobs, che poteva avere per esempio più finestre di composizione aperte, chiuse e salvate in un secondo momento.

Nel processo durato tre settimane, le due parti avranno modo di presentare le loro ragioni fino a giovedì 20 giugno, data in cui si terranno le arringhe conclusive da parte del Dipartimento di Giustizia e degli avvocati di Apple.

Via | Cnet.com

Cartello sugli eBook, Apple smonta l’accusa del Dipartimento di Giustizia sull’email di Steve Jobs

Aggiornamento del 13 giugno 2013. A cura di Rosario.
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Quello che vedete qui sopra è l’inizio di una delle email sulla questione eBook realmente inviata da Steve Jobs a Eddy Cue. Quella che invece vedrete più sotto, è la sua versione bozza portata in tribunale dal Dipartimento di Giustizia americano, come prova per le accuse di cartello sul mercato dei libri elettronici contro le quali Apple si sta difendendo in questi giorni.

Ma partiamo dall’inizio: nella giornata di mercoledì, il DOJ ha presentato quello che era il presunto messaggio di Steve Jobs, all’interno del quale il defunto fondatore di Apple sembrava voler forzare Amazon ad adottare il modello proposto dall’azienda di Cupertino, dicendolo chiaramente al supervisore dei negozi digitali di Apple.

Un’accusa davanti alla quale gli avvocati di Apple non si sono persi d’animo, riuscendo anzi a rivoltare letteralmente la frittata attraverso la dimostrazione che in realtà l’email mostrata dal Dipartimento era una bozza di Steve Jobs. Un draft mai inviato quindi, contrapposto a quello che era il messaggio reale inviato a Cue nello stesso giorno e quasi alla stessa ora, e contenente un senso slegato dalle accuse di cartello.

Questa la mail mostrata dal Dipartimento di Giustizia:
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E questa invece quella effettivamente inviata da Jobs:
[img src=”https://media.melablog.it/b/bc5/jobs-cue-email.jpg” alt=”” height=”509″ title=”jobs-cue-email” class=”alignleft size-blogoextralarge wp-image-73739″]

Via | Cnet.com

Cartello sugli ebook, Amazon accusa Apple di aver ostacolato Kindle

Aggiornamento del 6 giugno 2013 – A cura di Rosario.
[img src=”https://media.melablog.it/3/349/kindle-620×350.jpg” alt=”” height=”350″ title=”kindle” class=”alignleft size-thumb_620x350 wp-image-72289″]

Continua a tenere banco l’argomento legato al procedimento del Dipartimento di Giustizia americano contro Apple, accusata di aver fatto cartello sul sistema di prezzi degli ebook. Nella giornata di ieri è toccato ad Amazon testimoniare, e inevitabilmente le dichiarazioni sono rimbalzate in giro per Internet: la società fondata da Jeff Bezos ha infatti accusato Apple di aver ostacolato Kindle con la sua politica, andando così a danneggiare l’ebook reader targato Amazon.

Nel dettaglio, Amazon ha criticato la proposta di Apple di passare a un modello di mercato in cui fossero gli editori a fissare i prezzi piuttosto che i rivenditori, intendendo con questa danneggiare appositamente le vendite di Kindle. A sostenerlo, il Vice Presidente del settore Kindle di Amazon, Russell Grandinetti, secondo cui nel 2010 dopo la proposta di Apple gli editori posero un “ultimatum” ad Amazon per cambiare il modello di business: o avrebbe abbracciato il “modello agenzia” di Apple, o Amazon avrebbe rischiato di ricevere in ritardo la versione ebook dei libri degli editori coinvolti.

Tra la società di Bezos e gli editori ci sarebbe stato in realtà un vero e proprio scontro, già descritto in passato dal CEO di Penguin, come sgradevole: la reazione di Amazon sarebbe infatti stata rabbiosa di fronte alle richieste degli editori, che dal canto loro avvertivano un vantaggio per Amazon a discapito del valore reale dei libri venduti su Kindle col modello preesistente. Dopo minacce e sospensioni temporanee, Amazon avrebbe poi capitolato, accettando l’accordo per il nuovo modello di mercato proposto da Apple e dagli editori coinvolti.

La difesa di Apple su queste accuse è legata alla salute del mercato degli ebook, migliorata dopo il proprio ingresso secondo l’azienda di Cupertino: la possibilità per gli editori di fissare il prezzo avrebbe infatti impedito ad Amazon di vendere i libri elettronici in perdita, pur di diffondere Kindle come base di lettura, favorendo la concorrenza non solo di Apple, ma anche di altre società come Sony e Barnes & Noble. La differenza nelle contrattazioni coi vari editori, e negli accordi poi stretti con essi, sarebbe inoltre un altro punto a favore di Apple, per dimostrare di non aver cospirato al fine di fare cartello contro Amazon.

Secondo gli esperti di diritto Mark Lemley e Pam Samuelson, però, il Dipartimento di Giustizia non avrebbe motivo di considerarsi sconfitto, in quanto i diversi tipi di accordo potrebbero essere in realtà una facciata con cui nascondere un’effettiva cospirazione. Tutto e il contrario di tutto, insomma: vedremo come andrà a finire.

Via | Macnn.com

Cartello sugli ebook, Apple si difende e definisce il procedimento bizzarro

2 giugno 2013 – A cura di Rosario

Un procedimento bizzarro: questo, senza mezzi termini, l’aggettivo usato dall’avvocato di Apple Orin Snyder, durante l’arringa difensiva nei confronti delle accuse di cartello sul prezzo degli ebook da parte del Dipartimento di Giustizia americano. La stessa parola era stata usata anche da Tim Cook, in occasione della recente intervista rilasciata durante l’ormai famosa D11 Conference di pochi giorni fa.

Secondo Snyder, in caso di condanna per Apple potrebbe verificarsi per la prima volta nella storia la situazione in cui un nuovo entrato in un mercato viene punito con l’accusa di aver violato le leggi antitrust. Da qui, la messa in dubbio del merito della causa:

“Quando il governo USA mette in piedi un caso, molti pensano che ci sia un merito in esso. Ma anche il nostro governo può sbagliare, e a volte semplicemente prende un granchio. Apple non ha cospirato con nessun editore individualmente, collettivamente o in qualsiasi altro modo per alzare i prezzi all’interno dell’industria. Apple andrà sotto processo per non aver fatto nulla di sbagliato. Ogni singolo indicatore della salute del mercato è migliorato, dopo l’ingresso di Apple nel settore degli ebook.”

Snyder ha inoltre rimarcato come Apple sia in realtà rimasta al di fuori delle trattative di cui si parla, ritrovandosi alla finestra nei confronti delle mosse sotto banco operate da parte degli editori, di cui l’azienda di Cupertino non era a conoscenza. Secondo l’avvocato inoltre, il Dipartimento di Giustizia non avrebbe alcuna prova per dimostrare il contrario:

“Ciò che il governo sta provando a fare è un processo di ingegneria inversa da un effetto di mercato.”

Il processo sul presunto cartello voluto da Apple sui prezzi degli ebook, andrà avanti per le prossime 3 settimane: per oggi si attendono nuove dichiarazioni da parte del testimone Kevin Saul, che ha già dichiarato l’autoesclusione da parte di Apple nei “problemi” che i 5 editori avevano nei confronti delle politiche di prezzo con Amazon.

Via | Appleinsider.com

Cartello sugli ebook Apple, ora spunta la mail di Steve Jobs

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Aggiornamento del 17 maggio 2013 – A cura di Giacomo Martiradonna
Come se il video in fondo al post non fosse sufficiente, ora il Dipartimento di Giustizia degli Stati Uniti ha scovato una nuova prova che rischia di incastrare Apple e metterla seriamente. Nella ricostruzioni dell’accusa, infatti, Cupertino si sarebbe macchiata di connivenza con cinque case editrici americane nel tentativo di controllare i prezzi del settore e ostacolare con accordi sottobanco l’avanzata di Amazon.

Sarà stato un caso, ma a brevissima distanza dal lancio dell’iPad, gli eBook che fino a poco tempo prima si trovavano tranquillamente a 9,99$ su Amazon hanno iniziato ad essere commercializzati tra i 12,99$ e 14,99$; una curiosa coincidenza, che non ha convinto le autorità. Tant’è che nell’impianto della causa si legge esplicitamente di una “presciente predizione di Jobs,” quando affermava che i prezzi degli eBook si sarebbero livellati. Insomma, qui c’è un potenziale cartello sul prezzo dei tomi virtuali che rischia di avere ripercussioni pesantissime.

Il fatto è che Jobs ha parlato della cosa in più di un’occasione, compreso nella sua biografia ufficiale, e questa non è propriamente un’idea scaltra, visto il sospetto con cui vengono adocchiate certe pratiche dall’altra parte dell’Atlantico. E ora, in una situazione già di per sé complicata, ci si mette pure la mail di Jobs a James Murdoch della Harper Collins, in cui sostanzialmente vengono proposti tre scenari plausibili: nel primo, l’editore si allea con Apple e crea un mercato di libri con prezzi nettamente più alti di quelli praticati da Amazon. Nel secondo, l’editore resta con Amazon e ne guadagna nel breve termine; poi, però, “arriverà il giorno in cui Amazon vi pagherà solo il 70% di 9,99$.” “Dopotutto,” scrive Jobs, “anche loro hanno gli azionisti.”

Infine, la terza e tragica possibilità. Si revoca ad Amazon la licenza per distribuire i libri della Harper Collins, lasciando così l’utenza nelle mani della pirateria. E una volta imboccata quella strada, “non c’è verso di uscirne.” E a quanto pare, l’operazione ha funzionato perfettamente, visto che a dire del governo l’accordo sarebbe stato firmato appena due giorno dopo.

Per il momento, Apple si difende affermando di aver condotto trattative separate con ognuna delle parti coinvolte, fregiandosi tra l’altro di aver rotto il monopolio di Amazon. Per la difesa, in altre parole, è solo una fatalità che gli editori abbiano deciso di abbracciare politiche pressoché omnogenee; il che, onestamente, rappresenta una posizione un po’ traballante.

Come sottolinea Paczkowski su AllThingsD, tuttavia, sembra che Jobs si sia limitato semplicemente a “indicare dei massimali per delle ampia fasce di prezzo,” tant’è che ammette anche la possibilità del fallimento del progetto. L’impressione, dunque, è che il Dipartimento di Giustizia abbia “scelto con gran cura e isolato una singola frase per ottenere l’effetto massimo.” Chissà se anche il giudice sarà della medesima opinione.

Prezzi degli eBook: ecco il video che incastra Jobs

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Quando il giudice Denise Cote ha negato la richiesta d’archiviazione avanzata da Apple e dai cinque editori USA sulla questione dei prezzi degli eBook, nella sentenza ha citato una “presciente predizione di Jobs” nel giorno del lancio dell’iPad secondo cui i prezzi degli eBook per i consumatori sarebbero stati “tutti uguali.” Ora il video di quel momento è spuntato online.

Il Dipartimento di Giustizia americano sostiene che Apple sia connivente -o addirittura parte attiva- nella creazione di una sorta di cartello sul prezzo degli eBook; parla esplicitamente di una “cospirazione” atta a manipolare artificiosamente i prezzi per gli utenti finali, ultimamente tutti livellati sui medesimi valori. E così, mentre alcuni editori -Simon & Schuster, Hachette e HarperCollins- hanno capitolato e rinunciato al Modello Agenzia, Apple, MacMillan e Penguin vanno avanti sostenendo che, semmai, prezzi gonfiati e pratiche anti-competitive erano all’ordine del giorno su Amazon.

Peccato però che la richiesta d’archiviazione non abbia trovato accoglimento, per lo più sulla base di una serie di registrazioni pubbliche che pongono in una situazione complicata le parti coinvolte. Il video di cui parliamo, disponibile a questa pagina, risale al 27 gennaio 2010, ovvero il giorno del lancio dell’iPad originale. Durante l’occasione, Walt Mossberg chiede a Jobs per quale ragione un utente dovrebbe spendere 14,99$ per un eBook quando su Amazon si trovano gli equivalenti cartacei a 9,99$. La risposta è ammantata di mistero ma chiarissima: “i prezzi saranno gli stessi… in realtà gli editori smetteranno di vendere i propri libri su Amazon.”

Conoscenza da insider degli eventi? Semplice astuzia d’un volpone di vecchio corso? Oppure si tratta d’una ipotesi ragionata? Di sicuro c’è che, proprio in quei giorni, Macmillan e Amazon erano sul fronte di guerra per i prezzi degli ebook; il primo voleva portarli a 15$, il secondo lasciarli a 9,99$. Tre giorni dopo il video, Macmillan ritirò effettivamente i suoi libri dal Kindle Store. Non sorprende quindi che, adesso, quelle dichiarazioni forniscano ulteriore solidità all’impianto accusatorio.

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