A pochi giorni di distanza dall’evento, Tim Cook spiega il ragionamento dietro alla propria partecipazione al Tech Summit, l’incontro ospitato dal neo-presidente eletto Donald Trump che coinvolgeva alcuni delle più prominenti personalità del mondo della tecnologia.
Non è un segreto che tra D. Trump e l’azienda di Cupertino ci siano delle divergenze di opinioni piuttosto manifeste e marcate. I due fronti sostengono posizioni differenti riguardo ad alcuni argomenti di tema sociale, inoltre, nel corso della campagna elettorale, il candidato repubblicano si è espresso più volte in maniera molto forte a riguardo della posizione di Apple nell’economia degli Stati Uniti.
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All’indomani delle elezioni presidenziali, però, Cook ha inviato una mail interna ai dipendenti (pur senza citare mai direttamente Trump), invitando a rimanere uniti ed a tenere una mentalità positiva. Il CEO di Apple sembra del tutto intenzionato a mantenere un clima il più possibile diplomatico ed è per questo che ha partecipato all’incontro assieme ad altri come Jeff Bezos, Larry Page, Eric Schmidt, e Elon Musk.
Al quesito sul perché di questa scelta, sollevato attraverso il servizio interno di informazioni per i dipendenti, rinvenuto da TechCrunch, Cook ha risposto che è meglio rimanere impegnati nella questione piuttosto che restare in panchina anche in caso di disaccordi.
L’executive ha aggiunto che è altrettanto importante mantenere attiva la discussione con i vari governi come Stati Uniti, Cina, Unione Europea e America del Sud.
“Non si cambiano le cose solamente gridando più forte. Si cambiano le cose mostrando agli altri che i propri metodi sono migliori.”
Cook ha poi fatto riferimento – di nuovo senza citare mai il presidente – ad alcune tematiche di rilievo, importanti per Apple, quali lotta ambientale, cambiamento climatico, sicurezza, educazione e diritti umani, su cui Trump ha dimostrato di avere opinioni quantomeno altalenanti.