Un nuovo brevetto recentemente pubblicato da Apple presso lo U.S. Patent and Trademark Office si intitola “Vein imaging using detection of pulsed radiation” cioè “illuminazione venosa attraverso l’individuazione delle radiazioni pulsate.” Un nome complicato per un sistema altrettanto sofisticato,
capace di mappare il reticolato venoso di un volto attraverso l’uso di un emettitore a infrarossi.
Il documento descrive un trasmettitore ottico in grado di scagliare luce infrarossa verso un’area specifica del corpo, superarne la pelle, e riflettere la struttura delle vene col passaggio inverso. I dati ricevuti dal sensore vengono poi processati per generare un’immagine della struttura venose dell’area prescelta, e potrebbero tornare utili anche per costruire un’immagine 3D dell’utente ancora più accurata.
Abbinata al Face ID tradizionale, questa tecnica renderebbe ancora più difficile eludere le protezioni di iOS “per via della complessità del reticolo di vene” presenti su viso e mani; in più, risolverebbe le “questioni igieniche” collegate a tecnologie tipo il Touch ID. Ma c’è di più.
Poiché i vasi sanguigni si dispongono diversamente anche nei gemelli omozigoti, questa tecnica risolverebbe i limiti del Face ID con persone vere, e con maschere di cartapesta. Anzi, in quest’ultimo caso sarebbe praticamente impossibile ricreare l’esatto pattern venoso di qualcuno sui suoi lineamenti 3D.
Ovviamente, si tratta di un brevetto, e non c’è nessuna certezza che finisca in un prodotto reale, men che meno su iPhone X2 a settembre; ma stavolta la possibilità è concreta perché i sensori necessari a questa feature sono molto simili a “Romeo e Giulietta” presenti in iPhone X. Nulla vieta, insomma, che Apple riesca ad aggiungere questa funzionalità si suoi telefoni con piccole modifiche ai sensori esistenti.
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