Il futuro di Apple? Basta guardare a Intel

Il futuro di Apple? Basta guardare a Intel

Il modo migliore per capire, dati alla mano, cosa combinerà Steve Jobs al Macworld del 15 gennaio? Guardare dove andranno i costi e gli sviluppi dei fornitori di componenti, prima fra tutti Intel, dato che la casa dei processori è meno riservata sul suo futuro.

Su questa intuizione si basa il nuovo articolo di Business Week firmato Arik Hesseldahl. I subnotebook, in effetti, sembrano davvero probabili: se ci pensiamo dal passaggio da PPC a Intel, nel 2006, non c’è mai stato un vero redesign dei portatili. MacBook e MacBook Pro sono discretamente simili per design ad iBook e Powerbook, si sente davvero bisogno di un “salto”.

Se pensiamo ad un MacBook Mini molto sottile, la famiglia di processori Silverthorne sembra fatta apposta per questo dispositivo, grazie alle ridotte dimensioni, alla discreta potenza e al risparmio energetico. La prima piattaforma che li sfrutterà sarà Menlow e dovrebbe arrivare prima di giugno. La seconda, Moorestown, è prevista per la seconda metà del 2008 e potrebbe persino entrare in una nuova generazione di iPhone.

In effetti anche la concorrenza di Apple lascia presagire ad Intel che questo è l’anno giusto per investire in nuovi chip da subnotebook. Hesseldahl parla in merito dell’Asus Eepc che, con costi ridotti grazie anche all’uso di Linux, ha venduto circa 400mila unità. Un buon successo è stato riscontrato anche dal piccolo LifeBook U810 della Fujitsu, che dispone di uno schermo ruotabile.

Anche se i processori Silversthorne non sono tanto potenti quanto i Core 2 Duo, sono comunque processori x86 e la cosa potrebbe essere un asso nella manica per i nuovi iPhone. Gli iPhone attuali, infatti, usano chip Samsung, non x86 ma ARM. Un chip x86 avvicinerebbe ancor di più iPhone ai Macintosh, semplificando l’adattamento delle applicazioni.

Passiamo ora alle memorie. Secondo Hesseldahl è questo il momento migliore per l’uso di memorie flash in notebook compatti. Dopo Sandisk, Apple costituisce la principale domanda di memorie NAND (usate in quasi tutti gli iPod), quindi è in grado di abbassare il prezzo di questa componente. Meno probabile la presenza di un touchscreen: schermi più ampi di quello di un iPhone o un iPod Touch costano ancora molto, e il prezzo del dispositivo diverrebbe eccessivo nel complesso.

Ora, siamo in tempo per il MacWorld? Secondo Business Week è difficile che il MacBook Mini arrivi subito sugli scaffali, ma potrebbe essere la “one more thing” immediatamente prenotabile. In fondo Apple è un grande cliente per Intel, se pensiamo che dei 210 milioni di chip venduti, ben 7 milioni lo scorso anno sono stati piazzati in un Macintosh. Intel potrebbe quindi fare un bel favore ad un partner davvero importante, dandogli preferenza nella distribuzione dei primi processori Menlow.

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