Il piccolo segreto dei dispositivi tablet secondo James Kendrick

"Nessuno ha davvero bisogno di un tablet" è il segreto che nessun produttore di tablet al mondo vorrebbe ammettere.
Il piccolo segreto dei dispositivi tablet secondo James Kendrick
"Nessuno ha davvero bisogno di un tablet" è il segreto che nessun produttore di tablet al mondo vorrebbe ammettere.


Qualche giorno fa mi è stato segnalato un articolo scritto da James Kendrick di ZDNet intitolato “Lo sporco piccolo segreto sui tablet”. L’autore apre il pezzo chiarendo subito che ama i tablet in maniera viscerale: ne possiede più di uno e non riesce a contare quanti modelli diversi abbia utilizzato fino ad oggi. Ed è proprio questa esperienza, sicuramente sui generis, che lo avrebbe illuminato sul loro piccolo sporco segreto. Cioè che nessuno ha davvero bisogno di un tablet.

Sebbene siano oggetti fantastici che danno, ai loro possessori, la sensazione di avere tra le mani dei veri e propri computer, di poter eseguire qualsiasi attività in totale indipendenza, la verità sarebbe che non servono a granché. Perché non riescono a sostituire un computer sebbene una delle prima cose che il suo possessore impara è quella di lasciare il portatile a casa (salvo poi pentirsi). Peggio ancora, non riescono rendere inutile nessun dispositivo tecnologico già posseduto: pensate al cellulare, lettore mp3 e laptop.

Le statistiche infatti avevano già dimostrato qualche dato apparentemente contraddittorio. James non dichiara quanti ne possiede ma è sincero quando chiarisce che non si tratta di una critica ad una marca precisa piuttosto che ad un sistema operativo preciso. E’ una critica al dispositivo nella sua concezione di prodotto, a prescindere dal produttore. Si tratta di un segreto che nessun produttore pare voglia ammettere.

L’unico settore nel quale i tablet hanno davvero fatto la differenza è quello ospedaliero. Vengono impiegati, e con molto successo, nelle terapie con bambini autistici, per controllare la cartella clinica e anche come diversivo per intrattenere i pazienti. Voi cosa ne pensate?

[Grazie a Edoardo Raimondi per la preziosa segnalazione]

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