Il traffico mobile pagato da content provider e sviluppatori?

Partendo dalla constatazione che l'LTE del nuovo iPad porta gli utenti a consumare in pochi giorni i loro piani mensili, At&T sta pensando di accollare parte dei costi del traffico mobile a sviluppatori e content provider.
Il traffico mobile pagato da content provider e sviluppatori?
Partendo dalla constatazione che l'LTE del nuovo iPad porta gli utenti a consumare in pochi giorni i loro piani mensili, At&T sta pensando di accollare parte dei costi del traffico mobile a sviluppatori e content provider.


Se l’utente iPhone medio incarna il sogno di ogni carrier, lo stesso non si può dire di quanti invece si avvalgono della nuova generazione di tablet con la mela. Secondo il Wall Street Journal, infatti, le velocità di navigazione raggiungibili sui network LTE avrebbero portato molti a bruciare i massimali mensili del proprio piano dati in pochi giorni d’uso. Ecco perché i gestori stanno pensando di appioppare parte dei costi del traffico e dello sviluppo reti anche a sviluppatori e fornitori di contenuti.

E’ da tempo che i carrier si lagnano dell’impennata nei consumi, soprattutto quando nel discorso ci finisce pure la questione della net neutrality, del P2P o dell’Internet mobile. E allora, suggerisce AT&T, perché non spostare una porzione dell’onere dalle tasche della clientela a quelle di chi produce app e contenuti? Pensatela un po’ come una sorta di applicazioni pay-per-use:

AT&T, per esempio, sta studiando un piano per consentire agli sviluppatori e ai creatori di contenuti un’opzione per pagare il traffico mobile generato dai loro prodotti, evitando così che quelle app o quei video vadano a intaccare il monte dati mensile previsto dal loro piano. È un po’ come una sorta di numero verde 800 per le app.

E’ da tempo che i gestori statunitensi hanno rinunciato ai piani illimitati, fatta esclusione per poche eccezioni, e anche da noi non è che le cose vadano meglio. Se non esistono limiti alla quantità di dati, oltre una certa soglia ne esistono sulla velocità con cui scarichiamo; senza contare i filtri anti-Skype, quelli anti-P2P e tutte le altre diavolorie che consentono di rendere profittevoli gli schemi tariffari attuali senza dover pesantemente investire nella rete.

Se la cosa andasse in porto, dunque, per il futuro dovremo aspettarci barbariche invasioni pubblicitarie o in alternativa abbonamenti alle applicazioni comprensivi del traffico dati generato. Qualcosa à la Kindle, per capirci, solo più preoccupante.

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