Jim Balsillie: Non vi serve un'app per ogni cosa sul web

Jim Balsillie: Non vi serve un'app per ogni cosa sul web


RIM ha recentemente dimostrato che l’atteso tablet BlackBerry PlayBook è più veloce dell’iPad nel renderizzare le pagine web, offrendo anche il pieno supporto a Flash.

In molti hanno osservato che non basta un buon hardware ed un buon software per sfidare l’iPad, poiché nessuno può vantare un parco di più di 300.000 applicazioni come il tablet della Mela. D’altro canto gli spot Apple recitano che c’è un’applicazione praticamente per tutto.

Jim Balsillie, CEO di RIM, nel corso del Web 2.0 Summit tenutosi qualche giorno fa a San Francisco, ha voluto precisare il punto di vista della propria azienda in merito alle applicazioni per i dispositivi mobili:

Noi crediamo che sia possibile portare il web sui dispositivi mobili, ma non c’è bisogno di passare attraverso il controllo di un SDK.
Non vi serve un’applicazione per ogni contenuto del web.

Balsillie in sostanza si dice contrario alla cosiddetta appificazione del web, ovvero alla creazione di applicazioni specifiche, scritte in un linguaggio proprietario, per la semplice fruizione di contenuti già presenti sul web. Un tema molto controverso trattato anche nel libro Mela marcia.

Effettivamente non si può negare che l’App Store sia pieno di applicazioni che non fanno altro che riadattare contenuti web per renderli fruibili più agevolmente sui dispositivi dotati del sistema operativo iOS, soprattutto per sopperire al mancato supporto di Flash, alle ridotte dimensioni dello schermo ed alla possibilità di visualizzare i contenuti anche in modalità offline.

In realtà tutti questi limiti sono tranquillamente superabili. Al di la del recente debutto di Skyfire nell’App Store, che permette di visualizzare anche i contenuti in Flash rielaborandoli lato server, ogni sito web potrebbe implementare delle versioni ottimizzate per i vari dispositivi e addirittura renderle fruibili offline utilizzando HTML5.

Tuttavia non si può dimenticare che Apple nel 2007 lanciò l’iPhone partendo proprio da questi presupposti, le applicazioni di terze parti potevano essere sviluppate senza un SDK, sfruttando i linguaggi standard utilizzati dal web 2.0.

Il successo delle applicazioni native su iOS non è certo dovuto al fascino che l’SDK proprietario di Apple ha riscosso tra gli sviluppatori, ma alla geniale intuizione di creare un App Store che mettesse in vetrina tutte le applicazioni, dando la possibilità a chi le creava di avere un sistema diretto per monetizzare i propri sforzi e a chi le scaricava un modo semplice per acquistarle.

[via eweek]

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