In seguito alla deposizione dell’istanza di fallimento, e nel tentativo di ripagare per lo meno i debiti contratti, Kodak sta preparando le carte per vendere al miglior offerente tutta la sua proprietà intellettuale, valutata nell’ordine dei 2,2-2,6 miliardi di dollari. Nelle scorse ore, però, ha accusato Apple di voler sfruttare questa bancarotta per smarcarsi dalla causa in corso e per ottenere tecnologie chiave a bassissimo costo.
La disputa ha radici antiche che affondano negli anni ’90, quando le due società lavoravano assieme “per esplorare nuove modalità di sinergia su vari progetti inclusa la commercializzazione di fotocamere digitali Apple.” Eppure come mai, si domandano i legali di Kodak, Apple sta tentando di ottenere la paternità dei brevetti solo ora, a distanza di quasi 20 anni? A loro dire, Apple è il “più grande trasgressore dei propri brevetti sulle fotocamere digitali” e ogni sua mossa sarebbe dettata dalla volontà di livellare verso il basso l’asta sui brevetti, se non addirittura “ritardarla o farla saltare” del tutto. A Cupertino sostengono che sia tutta tecnologia uscita dal loro cilindro, però intanto fioccano pesanti denunce:
La società ha depositato tutti gli incartamenti presso la corte dichiarando:”La decisione di Apple di fare pressioni per la proprietà proprio ora… dovrebbe essere vista per quel che è, vale a dire uno stratagemma calcolato per impedire ai debitori di utilizzare il processo di vendita [per bancarotta] per ottenere un prezzo equo sul portfolio di Kodak nel campo della cattura digitale (oppure, per permettere ad Apple di acquistarli a prezzi stracciati e cancellare così la sua esposizione alla causa per infrazione di brevetto.
Per ora, comunque, la legge sembra dare ragione a Kodak: lo scorso marzo, infatti, il giudice Allan Gropper ha bloccato il contrattacco legale della mela giudicandolo “inappropriato,” ma le carte da giocare non mancano. Pare infatti che Cupertino stia tentando di avanzare pretese anche attraverso società collegate come FlashPoint Technology; su questo punto in particolare il giudice deve ancora pronunciarsi, ma intanto il 30 giugno -scadenza ultima decisa dalla Corte- si avvicina inersorabilmente.