Le prime preoccupazioni sul Mac App Store

Le prime preoccupazioni sul Mac App Store


In seguito all’annuncio delle principali novità di Mac OS X Lion, sono iniziate ad affiorare qua e là sul Web le prime critiche e i dubbi sull’imminente introduzione del Mac App Store, il bazar del software centralizzato e dedicato alla piattaforma Mac. E non dissimilmente da quanto già visto su App Store, le incertezze principali riguardano la policy di approvazione del software.

Se è vero che alcune delle regole le abbiamo già viste applicate allo store del software di iOS, altre rappresentano una balzana novità. Eccone alcune:

  • Le applicazioni che non risultino molto utili o che non forniscano un divertimento duraturo potrebbero essere rifiutate
  • Saranno rifiutate applicazioni che incoraggino gli utenti ad usare impropriamente un prodotto Apple (niente più iPhone nel frullatore?)
  • I nemici all’interno del contesto di gioco non possono avere come target specifiche razze, culture, governi reali o società, o altre entità reali
  • App che includano giochi di Roulette Russa saranno rifiutate
  • App che presentino contenuti eccessivamente discutibili o crudi saranno rifiutate
  • App usate per promuovere giochi d’azzardo illegali saranno rifiutate

Certo, è probabilmente ancora troppo presto per lanciarsi in critiche argomentate, e c’è sempre la possibilità che le regole siano ammorbidite una volta entrate a regime, o che vengano interpretate in maniera lassista. Ma il problema è proprio il déjà vu: la sensazione, cioè, di approvazioni ballerine e volubili, nonché di scarsa trasparenza. A questo poi occorre aggiungere che versioni beta, demo, trial o test delle applicazioni non saranno accettate (ma che aspettano a introdurre una policy di restituzione come per Android o per il Kindle?), e che non sono previste al momento opzioni di upgrade gratuito o scontato per i possessori di versioni precedenti del software. Possibilità che interessa anche ad Apple stessa, visto che a differenza delle suite iWork ed iLife, Logic Express, Aperture, Final Cut Express e Final Cut Studio prevedono tutti il doppio prezzo, per nuovi e vecchi utenti.

In fin dei conti, mentre per iOS App Store e, in qualche modo, Cydia rappresentano l’unico canale di approvvigionamento del software, su Mac sarà sempre possibile ricorrere alle installazioni in vecchio stile, quelle col DMG per intenderci. E non dimentichiamo che l’innovazione in arrivo sarà probabilmente una manna del cielo per la piattaforma Mac. Ma i timori degli sviluppatori sono legittimi: una volta che Mac App Store si sarà affermato come sistema di distribuzione delle app anche sui computer, sarà sempre più difficile acquisire visibilità al di fuori dell’ecosistema di Cupertino. Un giardino felice in cui tutto è semplice, integrato e funzionale, ma accerchiato da poderose sbarre che iniziano a innervosire qualcuno.

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