Open Door rimossa da App Store: critiche per Apple in Cina

Apple ha subìto uno scivolone di immagine in Cina. Ha rimosso da App Store un'applicazione che permetteva di bypassare i filtri censori del paese, il che sfortunatamente è illegale.
Open Door rimossa da App Store: critiche per Apple in Cina
Apple ha subìto uno scivolone di immagine in Cina. Ha rimosso da App Store un'applicazione che permetteva di bypassare i filtri censori del paese, il che sfortunatamente è illegale.

Cupertino ha recentemente epurato da App Store Open Door, un’applicazione che permette di eludere i sistemi di censura del Web cinesi e di navigare senza limitazioni né controlli. L’utility è gratuita ma ad-supported, anche se è possibile rimuovere ciclicamente la pubblicità con gli Acquisti In-App previsti dallo sviluppatore. Almeno sulla carta, Open Door “consente di navigare tutti i siti Web preferiti in completo anonimato” e senza i singhiozzi tipici della Rete censurata, grazie ad una serie di escamotages tecnici come gli IP randomici, la cache locale, e il pieno supporto a Javascript, ai video e allo streaming multimediale. Questo almeno recita la descrizione del software sullo store italiano, dove è ancora disponibile.

In Cina, invece, Apple è stata costretta a rimuoverla d’urgenza poiché violava il codice penale del paese, sebbene -si difende l’autore- le informazioni cui si ha accesso attraverso di essa dipendono strettamente dalla discrezionalità dell’utente. A dire dello sviluppatore, Apple non ha neppure avvisato della rimozione e, una volta contattata, si è semplicemente limitata a sottolineare la necessità di uniformarsi alle leggi in vigore. Il che è certamente vero e auspicabile, ma la spiegazione non è bastata a placare gli utenti cinesi che hanno vissuto la cosa con meno tranquillità.

Su Sina Weibo i commenti sono piccati. C’è chi dice che “la mela è avvelenata” e chi, invece, lancia il J’accuse: “dov’è la vostra integrità?” Il fatto è che la Cina è oramai il primo mercato per la mela, addirittura dopo gli Stati Uniti, e dopotutto non è neppure la prima volta Apple interviene con queste modalità o fini. Lo scorso aprile rimosse un best-seller da iBookstore che consentiva l’accesso a titoli proibiti, e poco prima Tim Cook aveva dovuto chiedere pubblicamente scusa ai clienti cinesi in seguito ad un’aspra campagna intessuta dai media filogovernativi. Cosa non si fa per una bella fetta di torta.

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