Pinch to Zoom su iOS, ancora niente brevetto per Apple

Per la seconda volta di seguito, l'Ufficio Brevetti USA ha negato ad Apple la paternità del brevetto Pinch to Zoom. Ecco con quali conseguenze.
Pinch to Zoom su iOS, ancora niente brevetto per Apple
Per la seconda volta di seguito, l'Ufficio Brevetti USA ha negato ad Apple la paternità del brevetto Pinch to Zoom. Ecco con quali conseguenze.

Aggiornamento del 30 luglio 2013.

Per la seconda volta di fila, e in modo definitivo, lo United States Patent and Trademark Office (USPTO) ha rigettato la richiesta di brevetto avanzata da Apple riguardo la tecnologia che consente di effettuare lo zoom sui dispositivi iOS col movimento a pinza delle dita. Una novità che non mancherà di creare nuovi colpi di scena nella lunga querelle legale che vede contrapposta la mela a Samsung.

Il brevetto in questione, protocollato col numero 7.844.915 e intitolato “An environment with user interface software interacting with a software application” è stato già bocciato in via preliminare a dicembre 2012, e questo aveva creato qualche contraccolpo. Nel frattempo, infatti, la causa contro Samsung era progredito fino ad arrivare al riconoscimento di ben 21 violazioni della proprietà intellettuale sul totale di 24 richiesto da Cupertino. Ora però cambia tutto e per sempre, visto che l’USPTO non può proteggere una tecnologia già ampiamente in uso su una quantità inverosimile di altri dispositivi.

Non vi nascondiamo tuttavia i nostri dubbi a riguardo. Perché se da una parte è vero che alcuni gesti sono così naturali da risultare evidentemente imbrevettabili, il pinch to zoom l’ha oggettivamente inventato la mela con l’iPhone nel 2007; ed è vero che è estremamente naturale, ma proprio in questo consiste la genialità dell’intuizione di Apple. Forse si poteva riconoscerne la paternità e poi costringere la società a cederla ai competitor in termini FRAND, ma oramai la situazione appare pressoché ribaltata.

Insomma, quel famoso miliardo di dollari di danni che Samsung avrebbe dovuto corrispondere ad Apple e che poi è stato dimezzato in appello, rischia seriamente di veder ridotta ancora di più la propria portata. Certo, Apple ha 2 mesi di tempo da oggi per presentare le proprie contro-argomentazioni alla decisione dell’Ufficio Brevetti, ma a questo punto le possibilità di successo sono ridotte all’osso. Le cose per Samsung, insomma, si sono messe d’improvviso nel verso giusto.

Pinch to Zoom, lo USPTO boccia in modo preliminre la richiesta di brevetto Apple

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Nella sua nota di parere preliminare, lo United States Patent and Trademark Office ha respinto la richiesta di brevetto numero 7.844.915 avanzata da Apple e relativo al cosiddetto Pinch to Zoom, il movimento a pinza che su iOS e OS X produce ingrandimenti e riduzioni. Uno smacco per Cupertino che semplificherà -e non poco- la vita a Samsung.

Il brevetto in questione copriva diverse modalità di scrolling per l’utente, a singolo dito o più punti di contatto, e rappresentava una raccolta completa dei gesture attualmente implementati negli OS con la mela. Curiosamente, tale documentazione era già stata usata con successo per prevalere in primo grado nella battaglia legale che ha portato alla vittoria di Apple e al risarcimento forzoso da un miliardo di dollari per Samsung. Anzi, su 24 dispositivi della società sudcoreana sotto processo, 21 sono erano in violazione della proprietà intellettuale.

Ora però che questo brevetto chiave è improvvisamente decaduto, gli equilibri sono mutati radicalmente. Il Wall Street Journal scrive:

Secondo quanto riportato da Samsung al processo, mercoledì scorso l’agenzia ha dichiarato non valido l’intero brevetto Apple dedicato al cosiddetto “pinch to zoom.” Il gigante dell’elettronica coreana ha affermato in un comunicato alla Corte che il brevetto era stato stroncato in fase di riesame a causa di tecnologie già brevettate in precedenza.
Samsung ha affermato che il nuovo corso assunto dai fatti apre alla possibilità di un secondo grado di giudizio.

Detto in altre parole, non era affatto scontato che Samsung dovesse liquidare 1 miliardo di danni ad Apple, e a questo punto le nuove variabili rimettono tutto il discussione. Come sottolinea correttamente The Verge, tuttavia, una bocciatura non corrisponde necessariamente ad un annullamento del brevetto; Cupertino -se così desidera, e di sicuro lo desidera- può presentare una serie di contro-argomentazioni a proprio vantaggio:

L’intera discussione fa parte di un riesame ex parte; ciò significa che Apple è l’unico altro interlocutore dell’USPTO riguardo il brevetto, e avrà ancora l’opportunità di combattere per mantenere la validità del brevetto o di emendarne il contenuto così da preservarne la rilevanza nel caso Samsung. Inoltre, è imprtante sottolineare che sebbene siano state rigettate 21 affermazioni individuali all’interno del brevetto, solo una -il punto numero 8- è stata usata nel processo, il che consente ad Apple di focalizzarsi su uno specifico obiettivo nella propria relazione con l’ufficio brevetti.

Una brutta doccia fredda, insomma, che ha già certamente scombussolato l’intero impianto accusatorio, e che giunge a brevissima distanza da un’altra illustre bocciatura. Quella del celebre “brevetto di Steve Jobs” e alla base dell’iPhone, che l’USPTO ha sospeso una decina di giorni or sono.

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