Blocco Cookie Safari, aumentare la privacy su Mac e iPhone

In Safari su iOS e macOS esiste una feature di sicurezza che ha fatto saltare i nervi alle associazioni dei pubblicitari: proteggerebbe troppo la nostra privacy.
Blocco Cookie Safari, aumentare la privacy su Mac e iPhone
In Safari su iOS e macOS esiste una feature di sicurezza che ha fatto saltare i nervi alle associazioni dei pubblicitari: proteggerebbe troppo la nostra privacy.

Aggiornamento del 31 dicembre 2018

Le feature di blocco della pubblicità Cross-Sites che tanto fanno arrabbiare i pubblicitari si attiva in pochi istanti. Dopo aver aggiornato all’ultima versione di iOS (minimo iOS 11), seguite semplicemente queste istruzioni:
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  • Aprite Impostazioni > Safari
  • Scorrete fino a raggiungere la sezione Privacy & Sicurezza
  • Abilitate Blocca tracciamento cross-site
  • Attivate anche Chiedi ai siti di non tracciarmi e Avviso sito web fraudolento

Ora siete protetti con una delle tecnologie più sofisticate nel panorama informatico. Non è perfetta, ma darà certamente un grosso contributo alla causa.

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iOS 11e macOS High Sierra: la Privacy di Safari indispettisce i pubblicitari

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In Safari di iOS 11 e macOS High Sierra fu introdotta nel 2017 una feature di sicurezza che ha fatto saltare i nervi alle associazioni dei pubblicitari. Proteggerebbe troppo la nostra privacy

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Nelle ultime versioni dei sistemi operativi destinati ai dispositivi e computer Apple, c’è una interessante cosetta chiamata “Intelligent Tracking Prevention” ovvero Prevenzione Intelligente dal Tracking. Si tratta di una funzionalità basata sul blocco dei cookie di terze parti e su sofisticate tecnologie di machine learning che consente di impedire ai siti di profilare l’utente, studiarne le abitudini di navigazione e minarne la privacy.

Se a questo aggiungete il blocco dell’autoplay audio/video, il disegno è chiaro. Cupertino intende ridare all’utente il controllo della propria identità online, perché “il successo del Web come piattaforma si basa sulla fiducia.” Parole che non sono piaciute alle associazioni del commercio e del marketing negli USA, abituate da anni a metterci sotto al microscopio; di lì alla richiesta “ripensare” il nuovo Safari, il passo è stato breve:

Siamo profondamente preoccupati riguardo l’aggiornamento del browser di Safari 11 che Apple sta per rilasciare, poiché scavalca e sostituisce le preferenze degli utenti riguardo di cookie, con un set di standard stile-Apple opachi e arbitrari nella gestione dei cookie.
L’approccio unilaterale e pesante di Apple rappresenta un danno per i consumatori e un danno per i servizi e i contenuti online più amati dagli utenti e basati su pubblicità. Bloccare i contenuti in questo modo innalzerà un muro tra le società e i loro clienti, e renderà la pubblicità più generica e meno tempestiva e utile.

Parole a cui è seguita una velata minaccia di “contrastare qualunque iniziativa simile” che finisca con il “distorcere l’ecosistema pubblicitario online e sabotare le proprie operazioni.” Qualunque cosa questo voglia dire.

Il problema lo conoscete tutti. Iniziate a fare una ricerca sulla meta delle prossime vacanze, e su Facebook, Google e compagnia, iniziano a comparire pubblicità su hotel, voli, noleggi auto riguardo quella località. Oppure, fate ricerche su un elettrodomestico, e inizierete a vederlo ovunque durante la vostra navigazione quotidiana.

Ciò è dovuto alle sofisticatissime tecniche di profilazione dell’utente adottate dai network pubblicitari, capaci di ricostruire con sconcertante precisione la nostra cronologia di navigazione; è un meccanismo che porta dei vantaggi per tutti: le aziende possono offrire pubblicità più mirata (e dunque, potenzialmente più efficace), e gli utenti magari vengono a scoprire di un’offerta o di un codice sconto che può tornare utile. L’Intelligent Tracking Prevention di Safari, invece, può sopprimere tutta questa attività di controllo tra siti diversi, e ripulire automaticamente i cookie di terze parti dalla cache utente ogni 24 ore. È l’utente, stavolta, che può decidere se e quando rinunciarvi, e ciò non piace per ovvi motivi.

Risultato: le aziende dovranno trovare nuovi sistemi per sondare il proprio mercato, e soprattutto dovranno basarsi molto più sull’interazione reale dell’utente con il proprio sito Web, piuttosto che spiarne di nascosto i comportamenti online. Per noi utenti, in altre parole, è una manna dal cielo.

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