Sulla scheda logica di uno dei pochi Apple 1 in circolazione c’è un misterioso numero seriale appuntato col pennarello da qualcuno. Steve Wozniak dice di non essere l’autore, e la stessa cosa la diceva pure Steve Jobs said the same; idem per Daniel Kottke, l’assemblatore delle macchine e Paul Terrell, il proprietario del Byte Shop che comprò i primi 50 esemplari. Per anni, la cosa è rimasta in sospeso, ma ora grazie alle tecniche forensi, sappiamo chi c’è dietro e cosa significa.
Concepito e progettato da Steve Wozniak, l’Apple I fu presentato nell’aprile 1976 all’Homebrew Computer Club di Palo Alto e fu commercializzato dal luglio 1976 all’agosto 1977 al costo di 666,66 dollari, per un totale di circa 200 esemplari prodotti. È stato il primo computer creato da Apple Computer e uno dei primi personal computer della storia dell’informatica.
Su uno di essi tuttavia c’è un codice, il cui significato è rimasto occulto fino ad oggi. Per risolvere l’enigma c’è voluta la caparbietà di Achim Baqué, l’uomo che tiene un catalogo aggiornato di tutti gli Apple 1 in circolazione.
“L’Apple-1 è uno dei microcomputer più rari e di maggior valore al mondo. […] I numeri scritti a mano sul retro di alcuni computer Apple-1, apparentemente numeri seriali, costituivano il più grande mistero irrisolto riguardo il primo computer di Apple. […] Questo numero seriale si trova solo su alcuni dei primi lotti Apple-1 prodotti.”
Avvalendosi di un servizio forense di autenticazione della scrittura autografa, Baqué è riuscito a ottenere una risposta definitiva. La società coinvolta, la californiana PSA, ha tuttavia specificato che le foto non erano sufficienti: avevano bisogno della macchina con la firma e di lettere e cartoline scritte da Jobs con dei numeri scritti di suo pugno.
E così, Baqué ha trasportato due delle schede logiche più i campioni scritti a mano, e dopo ben 3 mesi di analisi è arrivato l’incredibile responso. La calligrafia è senza ombra di dubbio quella di Steve Jobs, che però si era dimenticato di aver scritto quei numeri. L’ultimo scherzo dello storico iCEO è servito.