Siri, trapianto di cervello 2 anni fa e nessuno se ne è accorto (anzi sì)

Il 30 luglio 2014, Apple ha fatto qualcosa a Siri e ciò ha permesso di fare un enorme salto in avanti, riducendo della metà gli errori di comprensione. Ora sappiamo cosa è accaduto allora
Siri, trapianto di cervello 2 anni fa e nessuno se ne è accorto (anzi sì)
Il 30 luglio 2014, Apple ha fatto qualcosa a Siri e ciò ha permesso di fare un enorme salto in avanti, riducendo della metà gli errori di comprensione. Ora sappiamo cosa è accaduto allora

Il 30 luglio 2014, Apple ha fatto qualcosa a Siri e ciò ha permesso di fare un enorme salto in avanti, riducendo della metà gli errori di comprensione. Ora sappiamo cosa è accaduto allora.

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Siri diventa più smart

Due anni fa, Apple aveva un grosso problema: Siri non era granché intelligente, e soprattutto peccava di scarsa accuratezza nella comprensione delle richieste; allora a Cupertino hanno potenziato l’intelligenza artificiale del modesto assistente virtuale con una rete neurale capace di apprendere da sé stessa, e dotata di accesso a reti neurali profonde (DNN), reti neurali convoluzionali, unità di memoria a breve termine e altre sofisticate tecnologie. Alla fine, dal punto di vista dell’utente, Siri somigliava alla versione precedente, solo che commetteva molti meno errori.

“Questo era uno di quei salti tanto significativi da spingerti a testare tutto di nuovo per essere certi che qualcuno non avesse sbagliato qualche decimale,” ha affermato Eddy Cue, il Vice Presidente Senior dei Servizi e Software Internet di Apple. Il tasso di errore di Siri, infatti, era stato più che dimezzato nella maggior parte delle casistiche e in tutte le lingue.

“Ciò è principalmente dovuto alle tecniche di apprendimento profondo e alle ottimizzazioni; non dipende solo dall’algoritmo in sé ma dal contesto dell’intero prodotto.” E ciò è stato reso possibile dal primato di Apple: la gestione contemporanea di hardware e software.

“Non è una questione di quanti microfoni infili nel dispositivi e dove li metti,” ha spiegato Craig Federighi; “noi regoliamo l’hardware e quei microfono, e le routine software che processano l’audio. È come la partitura di un concerto. È un vantaggio incredibile rispetto a chi costruisce il software e poi si limita a vedere cosa accade.”

Cosa cambia davvero?

Ma all’atto pratico, cosa cambia veramente? Tante piccole cose che rendono iPhone infinitamente più utile ogni giorno. Per esempio, quando il telefono identifica un chiamante che non è in Rubrica (ma vi ha inviato una mail in precedenza); o quando scorrete in basso lo schermo e nella lista di app suggerite c’è qualche che avreste aperto di lì a poco. Oppure quando vi compare un promemoria per un evento che non avete mai impostato manualmente, o quando il telefono vi suggerisce dove avete parcheggiato la macchina. Alcune di queste novità sono già presenti in iOS, altre arriveranno con iOS 10.

E il bello è che tutte le informazioni personali (per esempio le parole che digitate più spesso, ma anche le interazioni con gli altri utenti, il modello del linguaggio vocale e molto altro) restano sul dispositivo, in una cache locale di circa 200MB cui ha accesso solo l’utente. Potete approfondire l’argomento privacy leggendo l’articolo originale su Backchannel.

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