Technicolor smonta l'iPhone alla ricerca di brevetti violati

A poche ore di distanza dalle dichiarazioni di Cook sull'argomento ("è una gran rottura di scatole") arriva l'ennesima guerra sui brevetti. A innescarla un'altra società storica e moribonda: Technicolor.
Technicolor smonta l'iPhone alla ricerca di brevetti violati
A poche ore di distanza dalle dichiarazioni di Cook sull'argomento ("è una gran rottura di scatole") arriva l'ennesima guerra sui brevetti. A innescarla un'altra società storica e moribonda: Technicolor.


A pensar male, verrebbe subito da dire che si tratta della solita società sull’orlo del fallimento a caccia di denaro facile, ma va’ a sapere. Fatto sta che Technicolor SA avrebbe chiesto ai propri ingegneri di smontare qualche iPhone alla ricerca di violazioni brevettuali al suo interno. E simili attenzione le sta rivolgendo anche ad HTC e Samsung.

Il team di 220 persone della Technicolor sta letteralmente dissezionando ogni nuovo telefono e tablet sul mercato nel tentativo di trovare un qualche straccio di tecnologia illegittima su cui avviare “trattative amichevoli” o fondare una causa milionaria. Dopotutto, detiene un portfolio di 40.000 brevetti su audio, video o elementi ottici: vuoi che non ci sia qualcosa che faccia al caso loro? Il fine è evidente:

“Di solito inviamo ai produttori un grosso file con le foto dei componenti del loro prodotti, evidenziando dove usano una nostra tecnologia senza pagarla,” ha affermato Beatrix de Russe, avvocato e vice presidente esecutivo della proprietà intellettuale presso Technicolor. “Una volta che le immagini sono arrivate a destinazione, si può dare inizio alle negoziazioni.”

Una notizia che non poteva arrivare con un tempismo migliore; soltanto poche ore fa, alla Conferenza D10, Tim Cook si era soffermato sulla guerra dei brevetti definendola una “gigantesca rottura di scatole” e il riferimento era anche a questioni simili. Ed è triste che un brand storico come Technicolor, l’inventore delle tecniche di processamento dell’immagine utilizzate nel “Mago di Oz” e in moltissimi altri classici, debba ricorrere a simili mezzi per tenersi a galla. A quanto pare, ultimamente è così che vanno le cose.

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