Violazione di Copyright sugli Emoji Apple: il giudice respinge la causa

L'accusa era di violazione del copyright sugli Emoji di iPhone e Mac. Un giudice federale, tuttavia, ha respinto la causa.
Violazione di Copyright sugli Emoji Apple: il giudice respinge la causa
L'accusa era di violazione del copyright sugli Emoji di iPhone e Mac. Un giudice federale, tuttavia, ha respinto la causa.

L’accusa era di violazione del copyright sugli Emoji multi-etnici e attenti alla diversità di Apple. Un giudice federale, tuttavia, ha respinto la causa.

Tutto era iniziato con una denuncia, depositata presso lo U.S. District Court for the Western District of Texas da Cub Club Investment (CCI), secondo cui Apple avrebbe rubato il brand “the world’s first diverse emoji.” CCI infatti aveva utilizzato questa dicitura già nel 2013 con il lancio di un’app chiamata iDiversicons che includeva centinaia di faccine con 5 diverse tonalità della pelle; su di essa deteneva oltre 20 copyright diversi, e 3 brevetti in attesa di registrazione.

Ma il giudice Vince Chhabria, racconta Reuters, ha bocciato l’azione legale. “Anche ammettendo che le dichiarazioni del querelante siano vere, tutta la sostanza qui è che Apple avrebbe copiato.”

E le idee non possono essere protette dalla legge sul copyright: si può solo depositare una particolare implementazione di tali idee. “Non c’erano molti modi in cui qualcuno potesse implementare questa idea” si legge negli atti della sentenza. “Dopotutto, c’è solo un numero molto limitato di modi per disegnare un pollice in su.”

L’opinione del giudice, dunque, è che l’intero impianto accusatorio di CCI fosse “debole” e che il copyright può essere applicato esclusivamente alla grafica degli emoji; e poiché gli emoji di Apple sono molto diversi dallo stile di quelli CCI, la causa in pratica non s’ha da fare.

A questo punto, CCI potrebbe ricorrere in appello, ma anche questo appare improbabile: “la Corte è scettica che Cub Club possa essere in grado di dimostrare la violazione di copyright o violazione del trade dress in secondo grado.” Insomma, fine della storia.

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